Solo pochi giorni fa Malala Yousarfai, a soli 17 anni, ha vinto il Nobel per la Pace, diventando la personalità di spicco più giovane ad essere mai stata insignita di questo premio.
Se ora vi state chiedendo chi sia stato il mentore e ispiratore di questa coraggiosissima ragazza che si è battuta e si batte ancora per il diritto allo studio delle ragazze come lei, potremo indicarvi almeno una persona: suo padre Ziauddin Yousarfzai.
Quest’uomo, da sempre sensibile nei confronti dell’istruzione femminile, tanto da aprire una scuola per ragazzi e ragazze nella Swat Valley, in Pakistan, nel lontano 1994, di recente ha tenuto un appassionato discorso in cui ha spiegato quali valori ha voluto trasmettere a sua figlia.
In una società come quella pakistana, in cui avere una figlia femmina è considerata alla stregua di una vergogna e, nel migliore dei casi, un onere insostenibile, Ziauddin Yousarfzai ha cominciato con l’accogliere con entusiasmo l’arrivo di sua figlia, a cui ha dato il nome di una leggendaria ed eroica condottiera afgana.
Crescendo però, alle coetanee di Malala vengono insegnati obbedienza e umiltà in qualsiasi situazione, che si tratti di un matrimonio precoce, di un marito violento, ecc… perché alle donne di quei paesi non è riconosciuto nessun diritto, nemmeno quello di poter camminare per le strade della città senza la presenza di un uomo.
Quando è nata Malala invece, suo padre si è sentito onorato e, per la prima volta in 300 anni della storia della sua famiglia, un nome femminile è stato scritto nell’albero genealogico degli Yousarfzai.
A 5 anni, Malala ha potuto andare a scuola, fatto eccezionale e per il padre è stata una gioia vederla crescere e sviluppare i propri talenti.
“Ho cominciato da subito ad apprezzare l’intelligenza di mia figlia e l’ho invitata spesso a sedersi insieme a me e i miei amici quando venivano a trovarmi. L’ho incoraggiata ad andare a diversi incontri e, come per tutte le mie altre studentesse, l’ho educata a emanciparsi, a disimparare la lezione dell’obbedienza” ha dichiarato il padre di Malala.
Quando la figlia era piccola Ziauddin Yousarfzai le chiedeva come fosse la scuola e lei rispondeva dando suggerimenti su cosa andasse e cosa no. Diversamente dagli altri padri lui trattava la figlioletta come una sua eguale.
Così a 10 anni, in piena talebanizzazione, con le donne costrette a rinunciare a tutto, Malala è insorta per difendere il proprio diritto all’istruzione, lottando anche per le coetanee. La bambina si è offerta di scrivere per il Blog della BBC e su diverse altre piattaforme, ovunque ci fosse qualcuno disposto ad ascoltarla.
In quel momento sua figlia è diventata un’attivista. “Sapeva comunicare come nemmeno io ero in grado”.
“Anche se era la più piccola la sua voce era la più potente, si diffondeva in tutto il mondo, per questo i talebani non potevano tollerare la sua campagna e le hanno sparato a bruciapelo” ricorda il padre della bambina.
Quello è stato un momento di prova per tutta la sua famiglia, il momento in cui Ziauddin Yousarfzai ha messo in discussione l’educazione impartita alla figlia, la moglie però lo ha rassicurato dicendogli che anche lui aveva messo in gioco la propria vita per la causa dell’istruzione e della pace e che Malala ne era stata ispirata.
Quando Malala è uscita dal coma ha rassicurato ulteriormente il padre dando prova di ulteriore coraggio.
Il padre della ragazzina conclude in questo modo il suo lungo discorso:
“cari fratelli e sorelle, abbiamo imparato da Malala come essere resilienti nei momenti difficili e sono felice di condividere con voi il fatto che, pur essendo un’icona dei diritti dei bambini e delle donne, mia figlia è una sedicenne come le altre, che litiga coi fratelli e piange quando non finisce i compiti. La gente mi chiede spesso cos’è stato, nella mia attività di mentore, che ha reso Malala così audace, così coraggiosa, così equilibrata in pubblico. Io rispondo: non chiedetemi cosa ho tatto, ma cosa non ho fatto. Non le ho tarpato le ali e questo è tutto“.
E se dovesse inviare un messaggio a tutti gli altri padri come lui, Ziauddin Yousarfzai gli direbbe: “lasciate che le vostre figlie e le vostre donne siamo libere e anche voi lo sarete. Si tratta di una cosa onorevole essere liberi e lasciare che anche gli altri lo siano. Dovremmo trovare altri sostituti ai concetti di onore, rispetto e obbedienza, solo in quel momento qualcosa potrà cambiare davvero“.
Unimamme, non c’è molto altro da aggiungere alle parole di un padre così ispirato e devoto e che, con le sue idee “rivoluzionarie” ha allevato una figlia che ha già dato così tanto al mondo e alla società interi.
Voi cosa ne pensate?
(Fonte: Ted.com/The Guardian.com)
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