Si chiama Federico, ha 20 anni, e nonostante la giovane età, e soprattutto nonostante l’autismo, ha scelto ed è riuscito a scrivere un libro: “Quello che non ho mai detto“, edizioni San Paolo.
Ad Universomamma abbiamo cercato spesso di approfondire questa tematica, una sindrome che paralizza solo a nominarla, e intimorisce per i trend in pericolosa crescita: mentre nel 2012 a 1 bambino su 88 veniva diagnosticato l’autismo, ora si parla di 1 bambino su 68, con un aumento di ben il 30%.
“Voglio costruire un ponte con la vostra società neurotipica“, questo lo spirito che ha fatto si che Federico De Rosa ci donasse la descrizione del suo mondo, un’autobiografia della sua vita e della sindrome che la ha segnata.
Federico e l’autismo: dal silenzio alla comunicazione
L’idea di scrivere un libro nasce grazie al padre. La passione di FEderico per la scrittura si era sempre manifestata in scritti che lui considerava “ovvi”, ma che invece riscuotevano molto successo. Il papà comincia a diffonderli fino a quando non nasce quasi naturalmente l’idea di raccoglierli in un libro che poi, l’interesse della casa editrice e l’aiuto dell’editor Riccardo Ferrigato, hanno fatto si realizzasse.
Il progetto iniziato circa un anno fa, il 15 dicembre 2013, é terminato ad aprile 2014, e si è avvalso della grande potenzialità di un mezzo ormai fondamentale nella vita di ognuno di noi, ma che rappresenta un valore ben più ampio per Federico: il computer. Mamma Paola aveva da subito capito le potenzialità di questo mezzo nelle mani del figlio, sin da quando a 12 anni Federico lo aveva usato per esprimere al padre la sua tristezza:
“la porta per entrare nel mondo dei sani è lontana, la vita non può essere bella perché io sono autistico“.
Pensieri, punti, di vista, riflessioni sul mondo, sul suo e su quello dei “neurotipici” o “non autistici”, raccolte in un libro e raccontate da ilFattoquotidiano in un interessante articolo, scorcio del testo disponibile in libreria.
La sindrome di Federico gli è stata rivelata quando aveva solo un anno. La diagnosi tempestiva, la terapia, l’amore dei genitori e delle persone che lo hanno circondato gli ha permesso di finire il liceo e gradualmente raggiungere persino questo traguardo.
Nel libro riporta che una volta gli è stato assegnato un tema a scuola: “La mia vita tra 20 anni“.
Un tema che ha iniziato a svolgere scrivendo: “Tra 20 anni io ne avrò 33. Andrò in giro per il mondo a vedere donne incinte per capire se i loro bimbi sapranno parlare per curare l’autismo. Io giocherò con i loro bimbi per aiutarli a crescere e a imparare a parlare”.
“I non autistici sono complicati e non sempre accoglienti”: ecco perché ho scritto questo libro
Federico racconta con una e-mail alla redazione del Fattoquotidiano i motivi che lo hanno spinto ad accettare questa nuova sfida della vita:
“Ho scritto questo libro per aiutare le migliaia di persone autistiche che soffrono del non poter essere pienamente comprese, nella loro oscura diversità, dai loro familiari non autistici. Il mio intento è di costruire un ponte attraverso il quale la vostra società neurotipica possa comprendere meglio e quindi integrare le persone autistiche. Ai neurotipici, gli autistici appaiono spesso totalmente persi nel loro mondo, tra fantasie, stereotipie, vere fissazioni del comportamento. Altri sembrano giganteschi e privi di intelligenza; altri ancora così terrorizzati di tutto da frustrare ogni desiderio di contatto”.
Care Unimamme, vi invitiamo ad attenzionare, leggere, regalare il lavoro di Federico, e scoprire il suo punto di vista sull’autismo. Una prospettiva che difficilmente si ha opportunità di conoscere ed ascoltare.