Carey sostiene che uno degli errori maggiormente commesso dagli studenti è quello di studiare allo scopo di prepararsi esclusivamente per l’interrogazione o l’esame e non per il mero gusto di conoscere nuove cose, durature nel tempo. Conseguenza di questo metodo di studio è che si ci concentra a studiare solo in prossimità del compito in classe o dell’interrogazione caricando il cervello di troppe nozioni che andranno perse di lì a breve.
Secondo questo autore non serve restare ore e ore sui libri cercando di concentrarsi, se non si è predisposti allo studio meglio attendere il momento giusto perché altrimenti metà del tempo dedicato finisce proprio alla ricerca della concentrazione. Nel suo libro Carey dispensa diversi utili consigli agli studenti, conosciamone qualcuno nel dettaglio.
Invece di studiare sempre allo stesso posto (scrivania, divano, tavolo o qualsiasi altro posto) sarebbe meglio variare poiché, come scrive Carey, in questo modo il cervello riceve maggiori stimoli e rende più semplice il lavoro si apprendimento, “il cervello si vuole muovere e ha bisogno periodicamente di pause”. In realtà se ci pensiamo anche il filosofo Aristotele teneva le sue lezioni di filosofia passeggiando nel viale del Liceo, il Peripato. Magari anche questi aveva la stessa convinzione, ovvero che il cervello è più ricettivo se riceve maggiori stimoli. Un singolo episodio, un dettaglio particolare o un semplice rumore possono essere associati a ciò che si sta studiando rendendo più agevole l’apprendimento. Diversi studi, in realtà, sostengono che la nostra mente funziona molto per associazioni visive e spaziali, infatti spesso si ricorda ad esempio una conversazione perchè la si collega al luogo in cui si era
Se, sempre secondo Carey, è vero che non bisogna studiare nei momenti in cui non si è predisposti è vero anche che ci sono delle tempistiche e dei metodi da rispettare. Se si studia solo prima di un esame o di un’interrogazione troppe sono le notizie che riceve il cervello molte delle quali verranno presto rimosse perché considerate poco importanti. Affinché il cervello consideri importanti le informazioni ricevute, poi, conviene ripetere le stesse a una terza persona, proprio come consigliano le maestre di vecchio stampo.
Utilissimi, poi, gli schemi, quelli che oggi si definiscono mappe concettuali, che sono un valido aiuto visivo. Carey consiglia anche la tecnica del “distanziamento”, ovvero piccole sessioni di studio, intervallate le une dalle altre invece di un’unica sessione lunga e sfiancante. Per rendere chiara l’idea il giornalista fa un’analogia dicendo “si può annaffiare il proprio giardino una sola volta la settimana per 90 minuti, oppure si può ottenere un risultato migliore se lo si annaffia mezz’ora per tre volte la settimana, ottenendo, in questo modo, un prato più rigoglioso”.
Per quanto riguarda, invece, la storia, i verbi e le materie scientifiche, materie ricche di regole fisse da imparare, sarebbe buona usanza ripeterle qualche volta in più, a distanza di qualche giorno, proprio per far comprendere al cervello l’importanza delle informazioni ricevute.
E voi unimamme cosa ne pensate di questi consigli? Avete qualche metodo da condividere con i nostri ragazzi?
Noi vi lasciamo con altre dritte per prepararsi agli esami.
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