Unimamme, forse vi ricorderete la vicenda di Emma Sulkowicz, la studentessa delle Columbia University che, non avendo trovato giustizia contro il suo stupratore ha ideato un’incredibile forma di protesta: trasportare il materasso su cui ha subito violenza su e giù per il Campus.
L’idea è diventata anche il progetto della sua tesi e dunque il peso del materasso è anche il simbolo della pena che pesa quotidianamente sulle spalle di chi è stato vittima di stupro.
Il suo gesto, che va avanti da settembre, non è passato inosservato, sia ai suoi compagni di università che nel mondo e ora sono in molti a manifestare solidarietà nei suoi confronti organizzando addirittura delle squadre per aiutare Emma a portare il materasso.
Secondo le regole stabilite da lei stessa infatti Emma non può chiedere esplicitamente aiuto, ma può riceverlo se le viene offerto.
Mercoledì scorso è stata promossa una giornata nazionale di azione per favorire l’attivismo nei Campus degli Stati Uniti e far sì che casi come quello di Emma Sulcowick non accadano più.
“C’è stata una grande manifestazione di sostegno, ho ricevuto e-mail da tutto il mondo, praticamente ogni giorno ho trovato immagini di studenti e gruppi che rielaboravano a modo loro lo spunto iniziale del materasso” ha dichiarato Allie Rickard, una delle compagne della Sulcowick.
Dopo aver fondato “Carrying the Weight Together” la Richard ha cominciato a lavorare con gli altri attivisti per prevenire le violenze sessuali nei campus
“Abbiamo deciso di fare qualcosa di strategico ma simile a ciò che ha fatto Emma e indirizzare questo movimento, tutta la sua energia e passione in una giornata nazionale di azione collettiva” ha sottolineato un’altra attivista: Zoe Ridolfi-Star.
Nella giornata di mercoledì scorso quindi 70 tra università e scuole superiori si sono impegnati a ospitare eventi e manifestazioni di sostegno con l’hastag #carrythatwight.
Secondo la Richard tutto questo aiuterà a sostenere la battaglia culturale contro chi vuole rendere invisibili le vittime di stupro.
Di recente anche la Casa Bianca si è interessata ai casi di violenza sessuale nei campus e il movimento per sostenere i sopravvissuti allo stupro ha avuto ulteriore slancio.
Ridolfi-Starr e Rickard sottolineano che le vittime di questa violenza hanno bisogno del sostegno di tutti: amici, parenti e di risorse anche a livello istituzionale.
Gli attivisti coinvolti nutrono grande fiducia in quel che stanno facendo e sui loro progressi.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questo movimento e delle sue conquiste?
Riusciranno gli attivisti a cambiare il mondo di pensare alle vittime di violenza nei campus?
Dite la vostra se vi va.
Fonte: Think progress.com