Unimamme, davanti a un certo tipo di notizie indignarsi è il minimo che si possa fare e la situazione di alcuni bambini disabili residenti in un istituto in Grecia è una di queste.
65 ragazzini disabili di Lechaina, tra cui alcuni affetti da autismo e altri con la Sindrome di Down vivono rinchiusi dentro gabbie di legno da anni, senza la possibilità di uscire a causa della carenza di personale.
O almeno così sostengono i dirigenti dell’istituto di Lechaina, la cui situazione è stata denunciata già nel 2008 da un gruppo di studenti europei che trascorsero un periodo di apprendistato nel centro rimanendo choccati dalle condizioni dei giovani assistiti.
“Non avrei mai immaginato che avremmo trovato questa situazione in un Paese europeo moderno, ma sono rimasta ancora più sorpresa che il personale si comportasse come se tutto fosse normale” ha riferito una psicologa portoghese che all’epoca era tra gli studenti in visita.
Purtroppo, nonostante le denunce fatte poi a diverse organizzazioni che difendono i diritti umanitari e una lettera scritta da alti funzionari dell’Unione europea niente è stato fatto per cambiare la drammatica situazione.
Nel 2010, a cercare di cambiare le cose ci provò l’Ombudsman, il difensore civico greco, che dopo aver condotto un’inchiesta stese un rapporto che riportava quanto segue: “le condizioni di vita degradanti… la privazione di cure e di sostegno, l’uso di farmaci sedativi, bambini legati ai letti, l’uso di gabbie-letti in legno per i ragazzini con difficoltà di apprendimento, la sorveglianza elettronica, tutti questi fatti rappresentano violazioni dei diritti umani”.
Purtroppo però anche questo non ebbe un effetto significativo sulle condizioni di vita dei bambini ospiti.
Il personale che si occupa dei piccoli è stato ridotto al minimo indispensabile (6 persone per 65 bambini) a causa dei tagli e la stessa direttrice non riceve stipendio da un anno. Proprio lei commenta così la situazione creatasi, spiegando il perché delle gabbie. “Alcuni bambini hanno tendenze autodistruttive o sono litigiosi e così su consiglio di un medico dobbiamo usare queste gabbie di legno“.
Davanti a queste parole viene spontaneo chiedersi se questi bambini, stando alle parole della direttrice, non “si comportino male” proprio perché stanno rinchiusi tutto il giorno.
Ad ogni modo, la condanna di questi metodi piove anche da Steven Allen, membro del Mental Disability Advocacy Center, organizzazione internazionale che tutela persone con disabilità mentale che dichiara: “le gabbie sono lì per proteggere il personale non i bambini – dice Allen -. Si basano su un modello di cura coercitivo e rendono le persone con disabilità facili da gestire, ma non li trattano come esseri umani con diritti. Essere tenuti in una gabbia è davvero dannoso per la salute psicologica dei pazienti, non ha alcun valore terapeutico e può essere fisicamente pericoloso”.
A quanto pare nonostante le denunce niente sembra essere in procinto di essere cambiato, nella rassegnazione generale nei confronti di una situazione che in altri paesi genererebbe scandalo e provvedimenti immediati.
Unimamme, secondo voi è questo il modo in cui una società dovrebbe trattare i suoi membri più indifesi? Perché una situazione simile si consuma nell’indifferenza generale?
Gli esempi di bambini che, seguiti e sopportati sono capaci di integrarsi nella società ed essere anche autonomi abbondano, perché nessuno fa niente per i piccoli greci?
Dite la vostra se vi va.
(Fonte: BBC)
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