Care unimamme, come ben sappiamo il sacco e il liquido amniotico hanno un ruolo importante nel parto e solitamente rimangono intatti fino alla fine del travaglio. C’è però un 10% di donne alle quali si rompono le acque prima dell’inizio del travaglio.
L’approccio standard a questa situazione è indurre il travaglio con l’uso di farmaci che stimolino le contrazioni. Le donne che scelgono di aspettare spesso si sentono dire che stanno aumentando il rischio di infezioni e vengono sottoposte a terapie antibiotiche durante il travaglio. La maggior parte delle donne accettano di prendere farmaci per l’induzione delle contrazioni, ma la domanda è: che scelta farebbero se sapessero che in realtà non ci sono significativi aumenti del rischio di infezioni per i loro bimbi?
Alcune recenti ricerche scientifiche sembrerebbero dimostrare qualcosa di diverso rispetto a quello che abbiamo sempre pensato finora.
Confrontando il parto indotto con quello diciamo “naturale” si è notato che in realtà non si riscontra in chi ha rifiutato l’induzione un aumento di infezioni nei neonati; l’unico aspetto è che statisticamente questi neonati finiscono più spesso in terapia intensiva neonatale, ma in realtà non per problemi oggettivi, ma come routine per bambini nati dopo una prolungata rottura delle membrane. Sembrerebbe quindi ingiustificata questa separazione tra madre e bimbo solo per monitorare i bambini, quando invece potrebbero stare tra le braccia della mamma che li ha appena partoriti.
E’ vero che c’è un leggero rischio di infezioni uterine per la mamma che rifiuta l’induzione e aspetta il travaglio. Questo rischio però sembrerebbe davvero basso e bisogna interrogarsi se valga la pena a fronte di un rischio così basso privilegiare l’induzione per tutte le donne.
L’uso di antibiotici sulla madre e/o sul feto per evitare il rischio di infezioni dovrebbe essere regolamentato meglio. Ormai è diventata quasi una pratica di routine, una sorta di terapia preventiva. Però molti medici sostengono che dovrebbe essere praticata solo in casi certi di infezione in corso perché altrimenti potrebbe causare più danni rispetto ai benefici eventuali. Per esempio ci si chiede: e se il bambino avesse un’allergia a quell’antibiotico?
Nessuno potrebbe saperlo al momento della somministrazione, e quali sarebbero le conseguenze?
E voi unimamme? Vi hanno indotto le contrazioni per partorire prima quando vi si sono rotte le acque?
(Fonte: midwifethinking.com)
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