Care unimamme, oggi vi raccontiamo di una nuova e pionieristica alternativa alla casa di cura tradizionale per i malati di Alzheimer.
Partendo dal presupposto che siamo tutti stati figli di qualcuno, e oggi magari genitori, e che un giorno toccherà a ciascuno di noi diventare anziano, magari nonno, con tutte le sue conseguenza, è importante provare ad anticipare in tutta lucidità, prima che venga il nostro turno, e quindi poter scegliere il modello secondo il quale scegliere di vivere
Spostiamoci allora nei Paesi Bassi dove nel 2009 è nato un « progetto » all’avanguardia per le persone affette da Alzheimer, una malattia spesso emarginata.
L’alzheimer e la demenza hanno alcuni sintomi tipici:
A circa 20 chilometri da Amsterdam, a Weesp, un piccolo centro residenziale, è nata una piccola città nella città. Un casa di cura, Hogeweyk, destinata a persone affette da alzheimer o da demenza senile o precoce.
Si tratta di una struttura costruita come se fosse un quartiere in stile villaggio, con tanto di ristorante, bar, supermercato, parrucchiere, piazze e aree per promuovere la comunicazione e lo scambio sociale. Un concetto di cura innovativo incentrato sulle esigenze dei suoi ospiti.
Il complesso a schiera è alto non più di due piani. Si sviluppa su una superficie di 12.000 mq e comprende 23 appartamenti, composti sia da camere matrimoniali che singole. Al momento la struttura ospita circa 152 anziani.
Gli ambienti interni, l’arredamento degli appartamenti sono stati studiati ad hoc per far sentire ognuno di loro in un ambiente famigliare, ricreando le atmosfere delle case in cui essi erano vissuti in passato. Un metodo basato sulla terapia della reminiscenza per aiutare la loro memoria e migliorare il loro umore.
Gli appartamenti si distinguono per stili di arredamento. Sono infatti stati analizzati e riprodotti quelli più frequentemente presenti nelle case dei Paesi Bassi:
Non troverete infermieri, personale con il camicie bianco, con la divisa, né sentirete odore di disinfettante, troverete invece operatori sanitari specializzati perfettamente integrati nella vita quotidiana, che occupano il posto di vicino di casa, di cassiere, di assistente, di personale di servizio o altro, attenti ai bisogni dei residenti e disponibili per qualsiasi necessità o difficoltà si presentasse. Essi li accompagnano lasciandoli però liberi di prendere le loro decisioni. Anche se sono curati non si sentono bloccati, sono invece liberi e accuditi nello stesso tempo.
“Lo scopo di questo format è di ridurre il conflitto e la confusione, fornendo una versione di vita sicura e non minacciosa della vita reale“
Il costo di realizzazione di una struttura secondo questo modello non si scosta dai costi di realizzazione di una casa di cura ordinaria, allora perché non pensarci, per rivedere il modello attualmente diffuso, affinché malgrado l’avanzare degli anni venga riconosciuto il diritto ad una vita degna, piuttosto che rimanere al margine in attesa che l’inevitabile arrivi.
Io, nonostante si tratti sempre una casa di cura, mi sono posta la domanda: « Se mi trovassi nella loro condizione, se soffrissi di demenza, potrei considerarla una buona alternativa? » Senza pensarci troppo la mia risposta è stata sì.
Care unimamme, in molte culture, l’anzianità è ancora sinonimo di rispetto e di saggezza, accettereste per voi o per i vostri cari di essere alloggiati in un posto simile?
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