Unimamme, oggi vogliamo parlarvi di una coppia, che per realizzare il proprio sogno di diventare genitori, è stata pronta ad affrontare la minaccia di una terribile malattia: l’HIV.
La trentaquattrenne personal trainer Amanda Mammadova ha scoperto di avere questa malattia nel 2010, poco prima di sposarsi con il suo attuale marito: il ventinovenne Ali.
La donna è stata contagiata da un ex partner, ma questo non ha impedito alla coppia di rimanere unita e convolare a nozze.
Quello che rende eccezionale questa storia è che il marito Ali, nonostante lei gli avesse proposto di provare a concepire tramite inseminazione, ha accettato di correre il rischio di prendere il virus HIV avendo rapporti non protetti con sua moglie pur di avere una bimba che ora, a 21 mesi di età, è perfettamente sana.
Successivamente, i due hanno deciso di avere un secondo bimbo che dovrebbe arrivare in giugno.
Forse starete pensando che i due coniugi stanno osando troppo, ma non è così perché Amanda è un “controller elite”, il che significa che il suo sistema immunitario è molto efficiente nel controllare il virus da cui è affetta questa mamma.
Si dice infatti che questi pazienti abbiano una bassissima possibilità di trasmettere il virus HIV al partner durante un rapporto sessuale o a un figlio durante la gravidanza.
I cicli di trattamento retrovirale somministrato alla madre a partire dalla 20esima settimana e al bambino alla nascita ridurrà ulteriormente le possibilità di trasmissione della malattia.
Grazie ai farmaci se marito e figlio dovessero contrarre l’HIV potrebbero avere comunque un’aspettativa di vita come quella di qualsiasi altra persona, anche se dovrebbero trascorrere l’esistenza assumendo medicine e facendo controlli regolari.
Se però il loro sistema immunitario dovesse essere attaccato da un’altra malattia correrebbero il rischio di sviluppare l’AIDS e questo li condurrebbe alla morte nel giro di 3 anni.
Naturalmente Amanda spera con tutto il cuore che il suo piccolo nasca senza il virus, ma se dovesse accadere sa che ormai questa non è più una condanna a morte.
“Non ha rovinato la mia vita” ammette Amanda, aggiungendo “avere l’HIV non è la fine del mondo, è qualcosa con cui convivi. Non definisce quello che sei”.
Amanda ammette che Ali, suo marito, fa il test per l‘HIV ogni sei mesi . “Lui mi assicura che non gli importerebbe di prendere l’HIV desiderando solo che lui e io possiamo concepire in modo naturale”.
Infine Amanda spera che raccontare la sua storia sia di esempio a tutti quelli che hanno l’HIV affinché tutti capiscano l’importanza della diagnosi precoce, è l’unica che ti salva la vita!
Daisy Ellis, direttrice del Terrence Higgins Trust, un ente di carità che vuole diffondere maggior consapevolezza sull’HIV, sostiene che se una donna con l’HIV vuole farsi una famiglia, oggi può farlo.
La storia di Amanda lo dimostra.
Unimamme e voi cosa ne pensate della scelta di questa donna e della sua famiglia? Sapevate di questa possibilità? Se dopo aver letto questa storia desiderate mettere alla prova le vostre conoscenze sull’HIV e AIDS, vi diamo la possibilità di fare un piccolo test.
Fonte: Daily Mail.co.uk
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