È successo un’altra volta, una donna, già madre di tre figli, dopo una gravidanza tenuta nascosta, partorisce una bimba e poi rifiuta la neonata gettandola in un cassonetto della spazzatura.
Tante volte, troppe, si leggono notizie del genere e ci si interroga sulle motivazioni che spingono una mamma a compiere un gesto così estremo ed efferato. Se poi si pensa che tante donne farebbero carte false per poter aver un figlio da crescere e a cui donare amore il tutto diventa davvero inspiegabile.
“Culla per la vita”: perchè non vengono usate?
Ecco il doloroso fatto di cronaca: una donna di 31 anni, Valentina Pilato, già mamma di tre bimbi di 2, 6 e 8 anni ha compiuto l’insano gesto di gettare nel cassonetto la piccola appena nata.
La donna, accompagnata presso l’ospedale Civico di Palermo, a causa di un’emorragia, ai medici ha detto di aver partorito a casa la bimba e colta dal panico perché la piccola era senza battito ha gettato la stessa in un cassonetto dell’immondizia dove, all’interno di un borsone rosso avvolta in un lenzuol, l’ha ritrovata un clochard che ha immediatamente allertato alcuni passanti che hanno chiamato, poi, il 118.
Inutile la corsa in ospedale dove i sanitari hanno tentato di rianimarla. La bimba purtroppo non ce l’ha fatta. La donna è ora accusata di infanticidio e i familiari, completamente all’oscuro della gravidanza della donna, si dicono sconvolti e dispiaciuti dell’accaduto.
Lungi da noi il giudicare il gesto quanto mai sconsiderato da parte della donna, tra l’altro già mamma, la domanda che ci poniamo è: perchè non ha usato la “Culla per la vita”?
La Culla per la vita, una versione moderna di quella che una volta si chiamava “Ruota degli Esposti”, ovvero il luogo dove venivano abbandonati i neonati non desiderati. In questi luoghi, sparsi per tutto lo Stivale, i bambini possono essere lasciati in completo anonimato e nella totale sicurezza per la loro salute.
Le varie Culle per la vita sono facilmente raggiungibili e sono dotate di una serie di accorgimenti mirati tutti alla salvaguardia del piccolo abbandonato:
- culla termica,
- riscaldamento,
- chiusura ermetica e sicura della botola,
- presidio di controllo 24 ore su 24,
- servizio di soccorso medico istantaneo.
L’assurdità della vicenda è che proprio presso l’ospedale Civico dove la donna è stata ricoverata si trova una “Culla per la vita”, collegata direttamente con il Reparto di Maternità dello stesso nosocomio, sarebbe bastato davvero poco per evitare la tragedia. Vogliamo augurarci che la mamma non fosse a conoscenza di questa struttura dove avrebbe potuto lasciare la sua bimba garantendo alla stessa il suo diritto alla vita.
E voi unimamme eravate a conoscenza dell’esistenza delle culle termiche? Cosa ne pensate? Se volete avere maggiori informazioni riguardo i luoghi dove la stessa esiste non vi resta che visitare il sito.