Si è celebrata il 25 novembre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma oggi purtroppo dobbiamo nuovamente parlare delle assurdità che ancora oggi condannano donne per aver agito “contro” regole imposte da società che calpestano i loro diritti.
La storia che vi riportiamo è accaduta in Iran, quello stesso stato che ha deciso la condanna a morte, eseguita il 25 ottobre 2015, di Reyhaneh Jabbari con l’accusa di aver ucciso l’uomo che ha tentato di stuprarla.
Si chiama Ghonceh Ghavami, la venticinquenne anglo-iraniana vittima di una condanna a un anno di carcere per aver cercato di assistere a una partita dei mondiali di pallavolo maschile. E’ accaduto a Teheran, dove la nazionale iraniana di pallavolo ha affrontato la squadra italiana nello stadio Azadi.
“Proteggere le donne dalla volgarità di certi ambienti sportivi maschili” il motivo del divieto scattato a seguito della Rivoluzione islamica del 1979, nel 2012 è stato esteso anche alle partite di pallavolo maschile. Un arresto quindi per “diffusione di propaganda contro il regime” ma che però non ha una esclusiva valenza punitiva.
Il caso di questa donna infatti ha assunto soprattutto un valore politico. Dopo l’arresto infatti Ghonceh é stata picchiata e poi rilasciata, ma una volta ritornata in carcere per riprendere i suoi effetti personali qualcuno si è accorto della sua doppia nazionalità iraniana e britannica. Da li l’accusa di spionaggio e 421 giorni di cella di isolamento.
Finalmente libera, ora dovrà sottoporsi a diversi controlli medici, anche per i ripetuti scioperi della fame che ha fatto durante la prigionia. L’accusa nel frattempo si è trasformata: non piu’ per aver cercato di vedere una partita, ma per essersi vicino a forze dell’opposizione.
Guardando al quadro politico, Londra partecipa ai delicati negoziati sul nucleare scaduti il 24 novembre. Senza dimenticare che il 29 novembre ricorre il terzo anniversario dell’attacco all’ambasciata britannica di Teheran, che resta ancora chiusa. Il risultato è un altro nome, un’altra è vittima di un sistema giudiziario che usa le donne come vere pedine di uno scacchiere di politica interna ed internazionale.
Questo caso ci riporta alla mente un film recente, “Orso d’argento al Festival di Berlino” nel 2006. Il regista Jafar Panahi ,condannato nel dicembre 2010 a sei anni di reclusione, ha dedicato la pellicola “Offside” proprio a questo tema controverso ed acceso che lega sport e diritti.
Care Unimamme, per salutarvi vi riproponiamo la versione del trailer in italiano di questo film che ha descritto in scene ciò che questa donna ha vissuto e sta vivendo. Esprimendo a lei e a tutte le donne vittime di abusi la nostra più grande vicinanza, diffondiamo il messaggio di libertà di Ghonceh, facciamo conoscere cosa significa essere donne nel mondo.
(fonte: iodonna)
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