Unimamme, ci è già capitato di parlarvi di storia in cui madri coraggiose hanno rischiato la vita per i loro bambini, combattendo indomite battaglie contro terribili malattie come Rikki Graves, ma quella della trentaquattrenne Karisa Bugal è una di queste, che si distingue per un elemento decisamente determinante.
Mentre Karisa andava in travaglio presso Medical Center di Aurora, in Colorado, veniva anche a sapere di essere affetta da una condizione molto grave chiamata embolia di liquido amniotico.
Si tratta di una malattia molto seria che, purtroppo, lascia pochissime speranze di sopravvivenza.
Il liquido amniotico che circonda il piccolo o una parte della pelle del bimbo entra in contatto con il sangue della madre, provocando un arresto dei suoi organi e dunque causandone la morte.
L’embolia di liquido amniotico colpisce 1 donna su 12 ad ogni 100 mila gravidanze. Dal momento che si tratta di una malattia così rara non ci sono studi approfonditi sull’argomento e la sua diagnosi spesso e volentieri suona un campanello di morte per la mamma.
Nel momento in cui la frequenza cardiaca del bimbo ancora in pancia di Karisa ha cominciato a diminuire, la donna ha avuto due drammatiche opzioni:
Questa mamma prese la decisione di tentare di salvare il figlio, come si legge su The Stir, e così il piccolo Declan è venuto alla luce il 4 novembre.
Karisa è vissuta abbastanza per sapere che il suo bimbo stava bene. Ora il marito di Karisa si trova però a dover elaborare il proprio lutto e pensare al figlio neonato.
L’uomo, ancora sconvolto per la perdita della compagna non sa come farà a spiegare al suo piccolo perché non ha una mamma, ma noi siamo fiduciose che, col tempo, troverà il modo giusto per comunicare al bimbo lo straordinario atto di coraggio e di amore di Karisa.
Unimamme e voi cosa ne pensate dell’estremo sacrificio di Karisa? Voi cosa avreste fatto al suo posto?
Noi vi lasciamo con la storia di un’altra mamma coraggiosa: Samantha.
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