Viviamo in un’epoca dove siamo educati a consumare, fin dalla più tenera età. Un consumismo sfrenato, idealizzato, portato a massima aspirazione nella vita. E non nego che per anni sono rimasto imbrigliato, inconsciamente, a questa logica del possedere per Essere agli occhi del prossimo.
E io vedo i bambini di oggi come dei piccoli predatori. Armati e allevati da noi stessi, convinti di regalargli una vita migliore, esente dalle privazioni da noi subite, nel culto del tutto e subito. E le necessità ci vengono scodellate ovunque, le abitudini costose sparse, come i semi dal vento, in anni dove non facevo in tempo a comprare una action figure in edicola, di qualche serie ( i Gormiti su tutti) che ne sbucavano altre ogni settimana. E con la “sana”e famosa ossessione compulsiva, compravamo questi pupazzetti multicolore, multiforme e multivita ai nostri figli, piccoli e avidi consumatori di fantasy stories da Edicola. Mi trovavo a solleticare le antiche passioni di collezionista , proiettando su loro le nuove forme di collezionismo: ” Collezionali tutti!” Questo lo slogan finale, nelle pubblicità dei Gormiti e cloni vari. Montagne di giocattoli preparano i piccoli virgulti al parossismo del desiderio dell’oggetto alla moda. Oggi i videogiochi, domani l’ultimo iPhone, e in seguito ci abbiniamo anche la passione per l’ultimo modello di sedia all’Ikea.
Ecco cosa apprendi, dopo aver trascorso quasi la metà della tua vita. Finalmente ti incontri con i tuoi limiti, e se sei saggio ed onesto, smetti di raccontarti balle. Il passo successivo è quello di capire che hai seguito uno stile di vita che non ti appartiene, che il consumismo non può risolvere la tua essenza. Certe inquietudini appartengono all’uomo, siamo esseri senzienti, e anche se non tutti abbiamo gli strumenti,per avviare un sano processo introspettivo, l’inconscio lavora e il malessere si impadronisce dei più. E se a questo ci aggiungiamo la Crisi di questi ultimi anni, che ha annichilito le prospettive di consumo sfrenato della maggioranza, la somma porta a depressioni su vasta scala.
E su questa crisi ci sarebbe da aprire un altro discorso, ma rischierei solo di cadere nell’equivoco di derive del complotto.
Quello che voglio dire è: crescere oggi significa capire il tranello del consumismo, e nostro compito è nei nostri figli coltivare lo spirito critico, ossia non ragionare con le idee degli altri, per convenzione, e non lasciarlo soffocare dal Talent Show di turno.
E voi unigenitori, siete d’accordo con me?
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