Dai dati presentati a Milano nell’ ambito del convegno “Adolescenti e alcool nelle aree metropolitane, precocità, modelli di consumo, fattori influenti”, ecco cosa emerge consideriamo un aspetto molto rilevante: il condizionamento del gruppo dei pari.
La componente di condizionamento del gruppo è molto forte tra gli adolescenti in particolare per quanto concerne l’abuso. Si passa dal 7,5% al 53,8% se gli amici del proprio gruppo hanno o meno riferimento o frequentazione con l’ubriacatura oppure se la quasi totalità del gruppo ha avuto esperienze di questo tipo.
Sono le femmine a soffrire di più il condizionamento dei pari infatti, su di loro incide quasi certamente anche il desiderio o necessità delle ragazze di dimostrare all’ interno del gruppo la propria emancipazione, specie di fronte a comportamenti, come il bere, dai quali il sottrarsi può essere fonte di irrisione e emarginazione.
Le motivazioni principali: “adeguarsi” e “divertirsi”
Perché un adolescente è indotto a bere? Ecco quali sono le motivazioni principali:
- adeguarsi al gruppo
- divertirsi
- “sballo”
- trasgressione
- darsi delle arie, il ricercato prestigio nel gruppo.
Emerge però anche la dimensione esistenziale e l’alcol viene indicato quale strategia per fronteggiare le avversità: il 41,0% sostiene infatti che il consumo si giustifica per “dimenticare i problemi“.
Secondo gli analisti però, le eccedenze, le ubriacature, vanno approfondite con un’analisi non solo quantitativa, ma anche qualitativa per poter distinguere meglio quelle che sono espressioni temporanee e transitorie di tale contraddittorietà e che spesso si esprimono anche con altri comportamenti rischiosi quali bullismo, violenze, sfide sportive estreme, da quelle che invece possono configurarsi come sintomo di una evoluzione rischiosa associata ad una vulnerabilità individuale.
Depotenziare la valenza trasgressiva: il potere della famiglia
“Depotenziare l’alcol dalla valenza trasgressiva riducendolo ad una bevanda che, nei modi e nelle quantità opportune, può essere consumato in casa alla presenza dei genitori, è certamente un modo efficace perché non sia vissuto dagli adolescenti come la proibizione da violare e quindi indurli, come spesso accade, a misurare la propria “adultità” con la resistenza al bere. “- osserva Piernicola Garofalo, Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza.
Gli adolescenti che hanno avuto il primo contatto con l’alcol in ambito familiare, in Italia la maggioranza, mantengono un rapporto con le sostanze alcoliche molto più moderato rispetto a chi l’esordio lo ha avuto in ambito amicale. E ciò indipendentemente dalla precocità o meno dell’esordio. Viceversa accade per chi ha iniziato con amici, coetanei o più grandi. L’effetto calmierante dell’esordio in famiglia, rispetto a quello incentivante dell’esordio tra pari, è ancora più evidente quando si passa ad analizzare gli eccessi e quindi l’esperienza dell’ubriacatura. Un dato interessante quindi e che ci mostra come la famiglia può fortemente influire su una dinamica giovanile che abbraccia molte considerazioni, motivazioni e influenze.
Voi care Unimamme come vi rapportereste o vi siete rapportate con i vostri figli? Bevete mai a tavola, e i vostri figli?