La tragedia della morte del piccolo Lorys avvenuta a Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa ha sconvolto un po’ tutti. L’opinione pubblica che ascolta le notizie al telegiornale, ma soprattutto chi conosceva il bambino che ora non c’è più. Tra questi ci sono i compagni di classe di Lorys, i bambini della III D della scuola elementare “Psaumide di Camarina”.
Siamo sotto Natale, la festa dei bambini per eccellenza. E invece questi piccoli si trovano a vivere qualcosa che non conoscono, qualcosa che non sanno come affrontare. Il bambino si spaventa per ciò che non conosce e quindi vive la morte come qualcosa di terrificante. E’ necessario nei periodi che seguono la morte di qualcuno al quale erano affezionati rispondere alle sue domande e dedicare molto tempo ad ascoltarlo. Bisogna insomma aiutare il bambino a gestire il dolore e il cambiamento.
Ed è proprio questo che gli specialisti psicologi della Asp e del Telefono Azzurro sono chiamati a fare con i compagni di classe di Lorys.
Diversi bambini da più di due settimane dormono solo con la luce accesa oppure hanno chiesto ai genitori di tornare a dormire nel lettone con loro. Per provare a farli uscire da questo incubo gli psicologi stanno puntando appunto sul permettere loro la libera espressione, assecondandoli e cercando di togliere il tappo di dolore che li comprime e li rende timorosi, paurosi e insicuri.
I medici hanno allestito enormi cartelloni sui quali vengono fatte nuvole bianche che i bimbi possono riempire coi loro pensieri, la maggior parte dedicati a Lorys. Riempiendo la nuvoletta bianca è come se riempissero il vuoto che hanno dentro e che tanto li spaventa.
Un altro problema che i genitori di questi bambini devono affrontare è il bombardamento mediatico sulla vicenda. E’ impossibile non sentir parlare di Lorys, della sua morte e per i bambini diventa così ancora più difficile uscirne. Secondo gli psicologi non bisogna tenerli all’oscuro completamente di ciò che viene detto in tv, ma neanche sottoporli alla sbornia di informazioni a proposito dell’omicidio di Lorys. L’ideale, dicono, è seguire un solo telegiornale insieme a loro, pronti a spiegare e soddisfare ogni domanda del bimbo.
Spesso i genitori pensano che un bambino non possa comprendere il concetto della morte e quindi per proteggerlo si preferisce non affrontare il discorso. Ciò è in realtà sbagliato, e anzi è importantissimo spiegare ai bimbi cosa significhi morire, in relazione alla loro età.
Secondo gli esperti a partire dai 3 anni i bambini interpretano la morte come una “partenza momentanea“, e pensano che la persona prima o poi tornerà. Intorno ai 7 anni invece, l’idea della morte diventa piu’ reale, ma non sono ancora in grado di capire bene le emozioni. Alcune possibili conseguenze sono:
A 8 anni riescono a vedere la morte come il momento in cui alcune funzioni vitali smettono di esserci: respirazione, battiti del cuore, ecc. ma continuano a non essere ancora in grado di riconoscere bene le emozioni che provano e rischiano così di provare rabbia e dolore e manifestarle con aggressività.
A partire dagli 11 anni, infine, i bambini riescono a comprendere appieno la morte, proprio come gli adulti.
E’ quindi importante dire sempre la verità, soprattutto perchè può accadere che i bimbi piu’ piccolo si sentano in qualche modo “colpevoli” per pensieri o atti, o impauriti circa altre perdite future.
Dai 7 anni inoltre esprimono interessamento per quegli aspetti che riguardano i funerali ed il rito della sepoltura. E proprio il rito funebre rappresenta l’ennesimo dubbio per i genitori dei bambini coinvolti: devono assistere alla cerimonia o è meglio non coinvolgerli? La risposta dei medici è questa: “Decidano i bimbi se andarci o meno, non sia loro imposta la presenza”. Dunque si lasci la libertà di esprimersi a questi bambini che hanno bisogno forse proprio di questo per uscire da un dolore terribile che ancora non riescono a spiegarsi.
E voi Unimamme cosa ne pensate? Avete mai affrontato con i vostri figli il tema della morte?
(Fonte: Corriere /Educazione Emotiva)
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