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Punizione o premio? Comprendere il comportamento dei bambini per modellarlo

Published by
Maria Sole Bosaia


Unimamme, certamente vi sarete chieste più volte, nel corso delle vostre esperienze, il perché di un certo comportamento, dei colleghi, del compagno, dei figli, pure del vostro.

Ora, uno psicologo, Gianluca Calì, ci viene incontro aiutandoci, per esempio, a capire il comportamento dei figli per aiutarli a diventare grandi.

Il comportamento: definizioni e rapporto con l’ambiente esterno

Cominciamo l’affascinante viaggio nella mente umana partendo dalla definizione di comportamento:

  1. è la reazione di un organismo ad uno stimolo che viene dall’ambiente (stimolo esterno) o dall’organismo stesso (stimolo interno)
  2. il comportamento provoca delle conseguenze sull’ambiente che risponde dando il via a una catena infinita di reazioni



 

Ma che cos’è, in sostanza, l’ambiente esterno e quale il rapporto con il comportamento?

  1. l’ambiente esterno: è tutto ciò che circonda un organismo, ovvero l’ambiente fisico (il luogo in cui ci troviamo, per esempio) e l’ambiente interpersonale (colleghi di lavoro, famigliari, i vicini di casa)
  2. esistono diversi modelli di relazione tra individuo e ambiente che descrivono ogni comportamento come conseguente a degli antecedenti a seguito da alcune conseguenze, come riassunto molto bene nel disegno qui sotto:

 


Esistono, naturalmente, degli stimoli che evocano determinati comportamenti (un determinato profumo evoca un ricordo, un desiderio…), ma anche i nostri comportamenti possono influire sugli stimoli (quando protestiamo per l’eccessivo rumore-stimolo- dei vicini).

Il nostro comportamento, a sua volta, può avere due conseguenze principali:

  1. rinforzi: aumentano le probabilità che il comportamento si ripeta, a sua volta diviso in rinforzo positivo quando otteniamo qualcosa di positivo e rinforzo negativo ottenuto con la sottrazione di qualcosa di negativo (prendere una pastiglia per far passare il mal di denti, il comportamento che corrisponde a prendere la pastiglia è rafforzato in modo negativo perché seguito dalla sottrazione dello stimolo negativo rappresentato dal dolore)
  2. punizione: diminuiscono le probabilità che il comportamento si ripeta

Punizione e rinforzo negativo sono diversi: nel primo caso il disagio aumenta, nel secondo il disagio diminuisce perchè veniamo privati di qualcosa che ci arrecava danno.

Cosa accade con i rinforzi e le punizioni?

Veniamo quindi all’applicazione di tutte queste teorie sul comportamento dei bambini. Quando le mamme portano i figli a fare la spesa è molto probabile che i piccoli facciano i capricci come illustrato nella situazione seguente:


Ad certo punto, se la mamma continua a cedere si instaura un legame funzionale tra il comportamento del bimbo e le conseguenze.

Naturalmente questo può valere anche al contrario, un premio, un riconoscimento possono renderci più motivati.

Ma affinché un comportamento ne esca rinforzato si devono verificare alcune condizioni:

  1. le conseguenze devono essere contingenti al comportamento: devono attuarsi in presenza del comportamento stesso, per esempio la mamma promette al figlio di vedere un film in tv se lui la aiuterà a sparecchiare
  2. coerenza tra diverse fonti di rinforzo è molto più efficace dell’incoerenza: tutta la famiglia deve essere unita nelle scelte educative, se la mamma premia il papà non deve punire e i nonni devono astenersi dall’intervenire
  3. se il comportamento è esposto a uno sforzo intermittente (quindi rinforzato solo in alcune occasioni) è più resistente di un comportamento sempre rinforzato
  4. conseguenze naturali e gradite alla persona: naturalmente sono più efficaci di spiacevoli conseguenze. Alcune persone trovano maggior gradimento nel ricevere regali, altri invece a ricevere complimenti
  5. il comportamento può essere modellato: bisogna dividere il comportamento in unità più piccole rinforzandole individualmente. Per aiutare un bimbo a imparare a prepararsi per la notte si può procedere a piccoli passi con il lavarsi i denti, fare pipì, ecc…
  6. estinzione: non si deve più rinforzare un comportamento che è già stato rinforzato. Attenzione però perché con questa procedura, inizialmente potremmo ottenere l’effetto di incrementare il comportamento in termini di frequenza, durata e intensità
  7. punizione: per un comportamento indesiderato punire risulta meno efficace del rinforzo di un comportamento desiderato. Si dovrebbero premiare i bimbi quando mettono a posto la casa anziché punirli perché hanno lasciato disordine
  8. estinzione e punizione: se il vostro piccolo gioca troppo coi videogiochi non accontentate ogni suo minimo bisogno, proponetegli un’alternativa come puzzle o andare al parco
  9. operate su tanti comportamenti diversi per ottenere un buon risultato
  10. ricordate che spesso siamo inconsapevoli delle contingenze che guidano il nostro stesso comportamento

Come si fa per modificare un comportamento?

Ecco alcuni accorgimenti da seguire:

  1. definire il più chiaramente possibile il comportamento da modificare: prendiamo l’esempio del bimbo che piange per le caramelle, in questo caso sarebbe meglio descrivere questa situazione come: “comincia a piangere chiedendo alla madre di acquistarle” invece del classico: “piange per avere le caramelle” (in questo caso infatti si considera il comportamento del bimbo come frutto di alcune proprietà caratteriali)
  2. scegliere dei parametri con cui osservare il comportamento: intensità, frequenza e durata
  3. effettuare osservazioni preliminari per determinare la situazione di partenza
  4. scegliere una lista di rinforzi e punizioni e le condizioni in cui usarli
  5. mettere d’accordo tutti i vari educatori
  6. rinforzare i comportamenti desiderabili o punire quelli indesiderati
  7. valutare l’efficacia del piano d’azione

L’origine del problema

Consideriamo che spesso i bambini si comportano in un determinato modo per attirare l’attenzione dei genitori.

Se decidiamo di ignorarli, non stiamo soddisfando un loro bisogno, se però prestiamo attenzione, rischiamo di rivivere nuovamente il comportamento in questione. In questo caso dovremmo soffermarci a pensare alla situazione di partenza, all’ambiente che circonda il piccolo, alla situazione contingente, a cosa è accaduto prima, quali emozioni possono aver causato le sue reazioni.

Unigenitori e voi come cercate di gestire capricci e atteggiamenti dei vostri piccoli? Trovate che questi consigli siano utili?

Dite la vostra se vi va.

 

 

 

Fonte: Medici Italia.it

Maria Sole Bosaia

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