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Gli studenti italiani studiano più dei loro coetanei stranieri. È positivo o negativo?

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Francesca Nicoletti

Secondo l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, gli studenti italiani studiano 9 ore a settimana, mentre quelli finlandesi e coreani studiano solo 3 ore alla settimana. Questo quanto emerso da un sondaggio del 2012 condotto sui 15enni di ben 38 Stati. Da questa indagine si deduce che chi studia di più ottiene risultati migliori e riesce meglio a perseguire i suoi obiettivi. Questo risultato, seppur favorevole a noi italiani, sembra che provochi un grosso divario tra gli stessi e i loro coetanei “meno fortunati”.

Studenti italiani più avvantaggiati rispetto ai loro omologhi nel mondo

Da quanto sostenuto dall’Ocse gli studenti italiani godrebbero di un netto vantaggio rispetto ai loro simili nel mondo poiché possono contare su diversi privilegi come

  • sostegno della famiglia,
  • ambienti domestici tranquilli,
  • maggior disponibilità di tempo,
  • maggiori risorse, economiche e non.

Dalla classifica stilata dall’Ocse il tempo dedicato allo studio extra-scolastico da parte dei ragazzi è, in media, di 5 ore a settimana. Questi alcuni dati degli Stati “più e meno” studiosi:

  • Italia: 9 ore di studio a settimana
  • Shangai: 14 ore
  • Finlandia e Corea: 3 ore

Conseguenza delle maggiori ore di studio sono gli ottimi risultati conseguiti dagli studenti, per esempio i ragazzi di Shangai, insieme alla Cina, ottengono ben 17 punti di vantaggio sulla scala delle competenze, così anche i ragazzi italiani che se ne aggiungono 15.

Secondo il pedagogista, scrittore e formatore Paolo Ragusa quanto detto sopra è la fotografia esatta di quello che succede nel mondo ma spiega anche le motivazioni di questo divario. Ragusa sottolinea che mentre in Finlandia puntano molto sul lavoro da fare in classe in Italia, invece, si conta molto di più sullo studio da fare a casa, dichiarando “In Italia le ore in aula sono quasi un optional; che il ragazzo partecipi o meno, che sia interessato o no, non importa: conta che studi. Un modello purtroppo sempre più diffuso, soprattutto alle superiori e sempre più condiviso dai genitori, che se devono esercitare un controllo lo fanno non sulla qualità della didattica e dei programmi, ma sul fatto che i figli facciano i compiti”.

La psicologa dell’adolescenza Emanuela Confalonieri, inoltre, dichiara “Non è qualche ora in più o in meno a fare la differenza, l’importante è che il compito sia intelligente, fortemente collegato a qualcosa che si è già spiegato in classe. Negli adolescenti la motivazione non è forte, hanno bisogno di altro, fanno fatica a trovare il senso del compito: si può lavorare sul tipo di richiesta che si fa”.

Secondo l’Ocse, dunque, tirando le dovute somme, le ore “giuste” da dedicare allo studio a casa non dovrebbero essere superiori a 4 per l’intera settimana. Quanto auspicato poi è quello di uniformare le ore da dedicare allo studio in modo da non alimentare disparità socio-economiche.

E voi unimamme cosa ne pensate dei tanti compiti assegnati ai vostri figli? Ritenete anche voi, come gli specialisti, che siano davvero troppi? Così come sostiene, tra gli altri, Maurizio Parodi, preside di una scuola di Pontremoli, secondo il quale durante le vacanze non si debbano dare compiti agli studenti.

(Fonte: corriere.it)

Francesca Nicoletti

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