Un’indagine promossa dal Moige (Movimento Italiano Genitori), che già in passato si era occupato di sesso e giovani e condotta da Anna Maria Giannini docente della facoltà di psicologia della Sapienza, ha svelato come gli adolescenti italiani abbiano un’attrazione fatale per la pornografia.
La ricerca ha riguardato vari campi:
I dati impongono una riflessione in quanto la valutazione dei rischi della visione di materiale pornografico è percepita in modo differente tra gli studenti delle scuole di primo grado e quelli di secondo grado, perchè questi ultimi:
Gli strumenti più usati per accedere a tali filmati, ovviamente, sono tablet e telefonini, segno di una controllo più rigido da parte dei genitori con il pc di casa.
Proseguendo si ravvisa che la maggioranza del campione è a conoscenza del divieto di 18 anni (61.3% per gli studenti di primo grado e 66% per gli studenti di secondo grado). Un numero significativo, inoltre, ritiene che non ci sia un divieto esplicito, ma soltanto una raccomandazione (27% studenti di primo grado, 22% studenti di secondo grado). Ben il 58,8% di studenti di secondo grado e il 32% di primo, dichiarano di aver visto materiale pornografico.
In prevalenza sono i maschi quelli più adusi al consumo di pornografia, e lo fa in anche in gruppo per essere accettato e dove le pressioni sono forti (si parla infatti di bassa autoefficacia regolatoria).
I rischi purtroppo sono sottostimati: ossia la perdita della dimensione affettiva nella relazione. Solitamente si riscontra che l’adolescente, fruitore abituale di materiale pornografico, fa parte di una famiglia poco coesa con bassa vicinanza affettiva tra i familiari
Certo non ci serviva una ricerca per intuire come il sesso sia diventato molto più accessibile ai minori. L’avvento di internet ha portato l’emancipazione a livelli grotteschi. La cultura edonistica a cui sono soggetti i nostri figli, li porta sempre più spesso a soddisfare voglie e necessità con una sventatezza e una goliardia inappropriate.
Per andare a lavoro prendo i mezzi pubblici, stoicamente nonostante i disservizi della martoriata capitale, e la mattina assisto a conversazioni adolescenziali, che sempre meno strappano sorrisi e sempre più fastidio. Non nego che a volte sarei tentato di prenderli a ceffoni: maleducati, scurrili, provocatori. E non di rado parlano di sesso. E lo fanno con dovizia di particolari. Commentano video, danno voti sulle capacità e le potenzialità di una ragazza. e le femminucce non sono da meno con le presunte doti dei ragazzi.
Evito di addentrarmi nella filosofia del trombamico che da qualche anno c’è tra i ragazzi, già superficialmente ripresa in qualche film. E non sto qui a fare il moralizzatore, tanto meno voglio indire campagne purificatrici. Certo è che i nostri figli rischiano di perdere la capacità di emozionarsi, davanti alle prime palpitazioni del cuore. Abituandosi a vedere le attività sessuali in video, e a viverle come un gioco che soddisfi i primi richiami della libido, si automatizzano. Non vivono più momenti catartici, ma solo tappe comuni a tutti, una sorta di iniziazione di massa verso quello che deve rimanere un evento unico e diverso dal resto del mondo, innamorarsi e fondersi con un’altra persona. Il sesso mercifica lo spirito, se vissuto solo nella sua funzione di espletamento di bisogno fisico, di senso del possesso o di essere posseduti.
Questo è il grande rischio, oltre al crearsi di situazioni spiacevoli. Il sesso, l’alcool, le droghe (ora vanno di moda i funghetti) sono disponibili già alle medie e qui lo Stato dovrebbe prendersi le sue responsabilità: agire, informare, circoscrivere. Ma l’unica risposta che vedo è il fiorire di sale scommesse in ogni angolo della città. E anche sul gioco d’azzardo ci sarebbe da aprire un bel discorso, ampiamente trattato nella ricerca succitata. Una mattina ho visto un quindicenne che visionava le quote per scommettere sulle partite di calcio, sull’ apposito sito trovato con il suo smartphone da svariati euro. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando io, minorenne, giocavo a briscola con tre amici al bar del paese, con il titolare che si raccomandava di stare attenti, poiché se fossero arrivati i carabinieri lo avrebbero multato.
Unigenitori che esperienze avete in merito? Sono solo un catastrofista o ci sono delle verità nelle mie riflessioni di papà preoccupato?
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