Unimamme, sono trascorsi solo pochi giorno dall’orrenda strage compiuta in una scuola pakistana dagli estremisti Talebani che ha lasciato al suolo 148 ragazzini “colpevoli” solo di essere figli di membri dell’esercito.
Mentre i 122 feriti, 80 di cui in modo grave, vengono curati negli ospedali, cominciano ad emergere i racconti dei sopravvissuti di questa scena dell’orrore che ha visto gli insegnanti di questi bambini giocare un ruolo fondamentale per la salvezza dei propri alunni, a discapito della loro stessa incolumità.
Come i talebani della Ttp (Tehreek e Taliban Pakistan) non hanno dimostrato alcuna pietà per i bambini che avevano tutti un’età compresa tra i 6 e i 16 anni falciandoli con raffiche di mitra, così non ne hanno avuta per i coraggiosi professori della Peshawar Army Public School, che in molte occasioni hanno cercato di fare da scudo ai ragazzi delle loro classi o di avvertirli del pericolo andando in contro a una morte orrenda.
“La nostra direttrice è stata incredibilmente coraggiosa. Non si è spaventata nemmeno quando i militari hanno cominciato a sparare” ricorda Wasif Ali, uno dei sopravvissuti, ricoverato in ospedale per ferite alla testa e all’addome.
Il ragazzo narra che quando è iniziato l’attacco la donna è corsa di classe in classe gridando agli alunni di barricarsi all’interno.
Altri rammentano che la direttrice ha cercato di consolarli e proteggerli. Insieme a lei vi era anche un altro professore: Saeed Khan che ha tentato di fare sdraiare gli alunni sul pavimento delle classi.
“Tutti i 900 alunni della scuola sarebbero morti se non fosse stato per loro“ ha aggiunto Jaffar Gul, ferito nell’attacco “Che Dio li benedica”.
Anche l’insegnante Afsha Ahmed ha dato la sua vita per proteggere i bambini di cui era responsabile.
Uno dei suoi alunni ha raccontato a Neewsweek Pakistan che quando gli uomini armati hanno fatto irruzione nella sua aula lei ha capito cosa stava per accadere e si è subito alzata per impedire ai terroristi di uccidere i bambini.
Le sue ultime parole sono state: “dovrete uccidermi per prima perché non vedrò i corpi dei miei alunni giacere davanti a me“.
L’ultimo ricordo di questa coraggiosa insegnante da parte del suo studente è quello di un corpo in fiamme. “Anche mentre stava bruciando gridava ai ragazzi di scappare e trovare rifugio“ ha aggiunto il bambino.
Anche un alto insegnante: Hifsa Khush è stato bruciato vivo davanti agli occhi terrorizzati dei suoi alunni.
Questa strage è l’atto culminante di una campagna dei talebani contro un tipo di educazione moderna, in precedenza più di 1000 altre scuole sono state attaccate e distrutte.
Ora veglie di preghiera sono state allestite in tutto il Pakistan, dove sono stati indetti 3 giorni di lutto nazionale.
Nel frattempo la comunità internazionale si esprime in questo modo: “il governo pakistano deve prendere tutte le misure necessarie per proteggere i bambini e le scuole dalla violenza. È uno dei giorni più bui della storia dell’umanità. Quelli che sono stati uccisi oggi sono tutti nostri figli. Le mie preghiere e le mie condoglianze alle loro famiglie“, dichiara l’attivista indiano Kailash Satyarthi, Nobel per la Pace insieme a Malala, anche lei vittima dei talebani che cercarono di ucciderla.
“Sono in lutto per questi miei fratelli e sorelle, ma non ci sconfiggeranno mai ” ha twittato Malala.
Unimamme, questo atto terroristico compiuto contro dei bambini ci lascia sicuramente tutti sgomenti e indignati. L’incredibile sacrificio e atto d’amore dei coraggiosi insegnanti dei piccoli di questa scuola dimostrano però che violenza, intolleranza e crudeltà non potranno mai vincere.
(Fonte: The New Zealand Herald/Indipendent.co.uk/)
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