Certo di uomini vili e picchiatori ce ne sono dalla notte dei tempi, ma lo scollamento sociale ha ampliato il fenomeno. Il malessere sociale si manifesta in molti frangenti della vita quotidiana, ma l’uomo è quello che lo vive con maggiore vergogna e spesso sfoga la rabbia solo tra le mura domestiche.
Per i bambini che vivono in questi contesti violenti , dove ci sono aggressioni sia fisiche che verbali, i disturbi si manifesteranno in tutto il loro ciclo vitale, creando difficoltà
Questa forma di maltrattamento ha una definizione , introdotta in Italia dal CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) nel 2003, e si chiama violenza assistita. Quindi i bambini si trovano ad assistere a violenze su uno dei genitori, o figure affettivamente importanti, e proprio i genitori sottovalutano l’impatto devastante sui propri figli. Secondo i dati del progetto Daphne finanziato dalla Commissione Europea, si stima che questo tipo di violenza ha colpito circa 400 mila minori, solo in Italia. E secondo una ricerca CISMAI- Terre des Hommes,le vittime prese in carico sono 16 su 1000.
La fondazione Pangea, dal 2008, si sta impegnando contro le devastanti conseguenze psiologiche ed emotive subite dai minori grazie alla violenza assistita. ponendo fortemente l’accento sull’ effetto domino negativo sulla crescita psichica ed emotiva, durante tutta la loro vita. Il rischio maggiore tra chi ha assitito a violenze domestiche, neanche a dirlo, è proprio quello di emulazione, diventando uomini violenti e donne vittime.
In tutta Europa si sono avviati programmi di tutela e prevenzione. Nel nostro Paese sempre Pangea ha presentato il progetto B-SIDE,finanziato dal programma Daphne, e indirizza la sua azione verso la madre vittima e i figli/e che assistono. Tale progetto è realizzato in paternariato con altre associazioni italiane ed estere. Il progetto ha permesso la realizzazione di un sito internet in italiano, ungherese e spagnolo, ben documentato sull’argomento e in ogni sezione è presente anche un forum privato.
Inoltre un manuale dal titolo: ” Una barriera per fermare l’effetto domino della violenza domestica sui minori: esperienze e linee guida” dove c’è una raccolta di dati ed esperienze di tutti i paesi coinvolti.
A mio parere le donne, sempre più indipendenti, hanno minato le nostre certezze di maschi Alfa e ci hanno resi più deboli. Gli uomini sono quindi meno propensi alla riflessione e all’autocritica, e fanno diventare la propria moglie, o compagna, il fulcro di tutte le proprie frustrazioni. Ovviamente non bisogna generalizzare, in alcuni casi anche le donne sbagliano e non sono proprio corrette nei confronti del proprio uomo. Tutto ciò non può comunque giustificare la trasformazione di un marito in mesto picchiatore. Ma non solo le botte, anche le parole, sotto forma di insulti e accuse, contro la propria mamma feriscono gravemente un bimbo.
La domanda che mi pongo è quella sul perché sempre più uomini non trovino più la forza nel dialogo e nel confronto, ma solo nell’annientamento e l’umiliazione di colei che una volta era la donna amata.
Ma soprattutto, come non si riesca a capire che quella violenza diventa devastante, se in più ci sono dei figli ad assistere a quell’orrore. Non entro nel merito di un singolo caso, sarebbe inutile e porterebbe solo a valutazioni circoscritte ad un evento. Più in generale credo che le cause vadano ricercate nella società di oggi, così accentrata su valori materiali e sul successo personale come obiettivo principe. Sogni infranti, false credenze, prospettive disattese, precarietà questo oggi è il leit motiv dell’uomo comune. E nell’ignoranza in cui stiamo sprofondando la spirale della violenza è l’unica risposta, dei più deboli.
Personalmente non trovo arma più convincente come il ripristino della cultura umanistica tra le priorità di una persona. Non per fare dotte citazioni, non per compiacersi del proprio acume, non per eccellere senza pietà contro i meno dotati. Semplicemente perché “non fummo fatti per viver come bruti”, per dirla con le parole di Dante.
E voi unimamme, e unipapà, che ne pensate?
Fonte: DRepubblica
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