Care Unimamme, oggi parliamo di “innovazione” e “competenza”, due elementi indispensabili per affrontare gli ostacoli e dare vita ad invenzioni che possono segnare davvero il progresso. Dopo essere stati a Catania per parlarvi della storia di un padre che non si arrende di fronte alla malattia della figlia e sfrutta i suoi studi e tutta la sua inventiva per rendere il mondo migliore per ipo e non vedenti, ritorniamo nella cittadina etnea.
E’ da qui che arriva infatti “RoboMate”, un software per aiutare l’apprendimento dei bambini autistici.
Si chiamano Nao e Zeno e non sono bambini, ma robot “umanoidi”: il primo è prodotto dalla azienda francese Aldebaran, il secondo dalla texana Robokind. Due umanoidi che hanno trovato una loro vita molto speciale grazie alla passione di due fratelli catanesi Daniele e Marco Lombardo, 41 e 37 anni, e del loro cugino Daniele Pennisi.
Cosa accadrebbe infatti se un robot umanoide interagisse con un bambino affetto da autismo? Un’entità artificiale con cui relazionarsi potrebbe migliorare la vita sociale e cognitiva di questo bambino?
Queste le domande a cui ha risposto la startup Behaviour Labs “messa su” da questi due fratelli per trasformare la passione di una vita in un “sogno reale”. Il loro desiderio di sviluppare il loro motto “Social Robotic” è ora realtà.
I robot umanoidi esistono già da qualche tempo, vi ricordate Kaspar il progetto inglese per aiutare i bambini autistici a interagire con le altre persone? Quello che mancava era però un software di facile utilizzo per medici, terapisti e genitori e che consentisse un uso diretto e personalizzato del robot stesso così senza bisogno di tecnici. Così, nel luglio del 2014, grazie anche all’incoraggiamento della misura di Invitalia Smart&Start, finalizzata alla realizzazione e commercializzazione di idee innovative, è nata “RoboMate” e una piattaforma educativa personalizzabile, che contiene software comportamentali.
Il software, sviluppato per aiutare l’apprendimento dei bambini autistici, fa leva su:
un fattore quest’ultimo molto importante e che evita la sovra-stimolazione emotiva di questi bimbi. Spesso i bimbi autistici non interagiscono con altri esseri umani, non li guardano in faccia, magari si fissano su un particolare o un dettaglio della persona. Il robot invece, in quanto surrogato dell’essere umano dall’aspetto accattivante diventa la proiezione dell’amico immaginario – spiega Daniele Lombardo – e pertanto è un catalizzatore dell’attenzione e un ottimo motivatore per giocare. Grazie al paradigma dell’“edutaiment” – intrattenimento educativo- consentono al robot di interagire con il bambino sulla base delle diverse esigenze di paziente e terapista.
Ad aiutare gli informatici di Behaviour Labs una sinergia trasversale tra professionisti che ha coinvolto il dottor Renato Scifo, responsabile dei servizi per i Disturbi dello spettro autistico dell’Asp di Catania, e l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Messina, che studia la robotica applicata all’autismo.
Molti i riconoscimenti già ottenuti:
Guardando ancora più al futuro, Daniele Lombardo afferma: “Il nostro motto è “Social robotic” e il prossimo passo è lo sviluppo di un software di intelligenza artificiale che sviluppi le capacità di apprendimento del robot dal quotidiano”.
La scienza può fare molto per i piccoli autistici tramite idee geniali come questa! Nel fare i nostri complimenti a questi ragazzi che hanno reso possibile un felice matrimonio tra lo sviluppo della robotica e il suo uso a vantaggio sociale non possiamo non chiedervi cosa ne pensate e.. pensando al futuro per quali altri usi credete possa essere utile ai bambini un amico Robot?
Unimamme, vi lasciamo a questo video che vi mostra e presenta Nao e Zeno all’azione!
(fonte: wisesociety)
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