Papa Francesco, ancora una volta, ci sprona ad aprire il nostro cuore per lasciare entrare Dio, ci chiede di essere pronti ad accoglierlo perché Egli ci cerca per farci diventare delle brave persone. Non bisogna rivolgersi a Dio solo nei momenti di bisogno, quando ci sentiamo con le spalle al muro e ci ritroviamo senza alternative. Dio è sempre lì con noi, anche in quei momenti. Non ci abbandona mai. Proprio come quando Caino, accecato dall’invidia, compì il primo crimine dell’umanità uccidendo il fratello Abele.
Il Papa ci ricorda che Dio già da quel momento avrebbe potuto abbandonarci al nostro destino e invece no, ha continuato a credere in noi e nella nostra capacità di redenzione e a tal proposito dice “Dio aveva riposto le proprie attese nell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza” non credendoci capaci di diventare artefici di tutto il male che ci circonda. Per nostra fortuna però, Dio continua a credere in noi e attende, con pazienza, un nostro pentimento come dice lo stesso Papa “la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione”.
Il buon Bergoglio dice: “Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto” e aggiunge, poi, “Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza”.
Ecco allora che ribadisce le sue parole circa l’importanza di “lasciarci trovare” da Dio e di riporre in Lui la nostra fede “Nella notte di Natale siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? Ma io cerco il Signore. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?”.
Come dargli torto? Le sue parole ci entrano nell’anima e ci fanno comprendere quanto siamo superficiali in tutto quello che facciamo. È vero che, ahinoi, le tante brutture che ci circondano, spesso, ci pongono dubbi di diverso genere ma è vero anche che a provocare tali brutture siamo proprio noi con la nostra superficialità e il nostro egoismo. E allora rivolgiamoci a Dio con semplicità aprendogli il nostro cuore chiedendogli, come il Papa stesso ci suggerisce, “Signore, aiutami a essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte a ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto”.
Ricordiamoci che la luce che indicava la strada per raggiungere il Bambinello appena nato la videro solo le persone buone e semplici mentre gli arroganti, i superbi e i malvagi rimasero nell’oscurità.
Apriamo i nostri cuori e attendiamo, con fiducia, di vedere la luce che ci indichi la strada giusta da percorrere. Buon Natale a tutti! Buon Natale Papa Francesco.
E voi unimamme siete pronte ad aprire il cuore? Dio non aspetta altro che entrare e guidarci.
(Fonte: vaticaninsider.lastampa.it)
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