Parliamo di ambiente, ma soprattutto di riciclo e di riuso. Il quanti modi possono essere usati i tappi di plastica? Grazie alla fantasia e ad un po’ di manualità il riciclo creativo è di certo una strada, ma dai laboratori dell’ateneo di Pavia grazie ai tappi di plastica è stata creata una macchina che permette di ripulire le acque di risulta, a costi ridotti rispetto ai metodi tradizionali.
L’idea è stata proposta da Eco-Sistemi, azienda nata come spin-off dell’Università di Pavia,è già piaciuta agli organizzatori della World Water Week 2014, che l’hanno invitata come unica start up italiana presente all’ evento.
Scopriamo di cosa si tratta!
A Novara l’acqua è ripulita dai tappi riciclati
Rcbr è l’acronimo di Rotating Cell Biofilm Reactor, ed i prototipi che sfruttano questo sistema trattano 5,5 metri cubi di refluo al giorno, abbastanza da soddisfare le esigente di un un paese di 300 abitanti ma con un consumo di energia dieci volte minore.
Il metodo applicato appare piuttosto semplice: si prendono circa 430 chili di tappi riciclati e si inseriscono in un cestello di acciaio inox simile a quello di una grande lavatrice, il quale viene a sua volta posizionato in una vasca in cui confluiscono le acque da depurare.
I tappi, e oggetti plastici, fungono da “carriers biologici” – trasportatori biologici – e quando vengono messi a contatto con le acque reflue da depurare sviluppano autonomamente un biofilm batterico in grado di “nutrirsi” delle sostanze inquinanti presenti nelle acque restituendo acqua pulita all’ambiente.
Le macchine RCBR hanno un ampio spettro di applicazione per tutte le tipologie di refluo biodegradabile, quindi:
- reflui civili urbani
- di produzione industriale di tipo agroalimentare e zootecnico (es. lavaggio frutta/verdura, produzione vino, birra, succhi di frutta, lavorazione carni, allevamenti ecc.).
Altro importante fattore è che queste macchine necessitano unicamente di motori elettrici a basso consumo, circa 6-7 volte inferiore rispetto ad una tecnologia tradizionale a fanghi attivi che utilizza invece dei compressori per l’ossigenazione della flora batterica. A oggi sono stati realizzati due prototipi, uno a Navicello, in provincia di Trento, ed uno a Novara.
Dario Savini, biologo e amministratore delegato di Eco-Sistemi, ha parlato in una intervista degli scenari commerciali apertisi all’orizzonte, a partire dall’Africa, dove l’acqua, e il suo possibile riutilizzo, sono quanto mai preziosi.
Savini cita inoltre i vantaggi in termini di impatto sul paesaggio:
“Rispetto ai comuni depuratori, che occupano una superficie di 20-25 metri quadrati, Rcbr misura 3,30 metri di lunghezza per 1,30 di larghezza. Utilizzare i tappi di plastica come carrier biologici permette di dare loro una seconda vita. Anche quando tra vent’anni un impianto di depurazione sarà da ammodernare, i tappi saranno riutilizzabili per lo stesso scopo”.
Care Unimamme in questi anni, in cui si percepisce più spesso il sentore della crisi, troviamo entusiasmante parlare invece di innovazione e nuovi modi di vedere “all’orizzonte”. Voi cosa ne pensate, affrontare i problemi da una diversa angolazione ci può aiutare?
(Fonte: Corriere; rcbr-water; siwi )