Tra tanti episodi di malasanità finalmente ogni tanto leggiamo storie che ci riscaldano il cuore. E’ la storia di Claudio Ronco, medico vicentino tra
Lisa infatti è nata un anno e mezzo fa dopo un parto difficile che le ha lasciato delle conseguenze terribili ai reni: come tutti i bambini prematuri, la difficoltà di vivere è alta, visto che come nel caso di Lisa, non esistevano dei macchinari per la dialisi neonatale. Si tratta infatti di macchine in cui ogni componente deve essere minuscola, adatta per il corpo di un bimbo di qualche giorno.
Qui entra in gioco il dottor Ronco che insieme ad un’equipe di ingegneri, ricercatori di biologia molecolare, fisici, farmacisti, modellisti e medici ha realizzato il “Carpediem“, ovvero il Cardio-Renal Pediatric Dialysis Emergency Machine. Si tratta della prima macchina al mondo che aiuta i prematuri a superare i problemi pediatrici renali.
Si tratta di un progetto che ha visto coinvolti soggetti e scienziati provenienti da tutto il mondo: età media 25 anni. Due piani del “San Bortolo” sono infatti dedicati alla ricerca e alla cura delle malattie del rene, terapie extracorporee e trapianti renali. Una realtà completamente autosufficiente che per sovvenzionarsi crea progetti ad hoc.
Lisa – dopo i primi giorni terribili in cui non si sapeva se ce l’avrebbe fatta – grazie al Carpediem è tornata a vivere una seconda volta. A 3 settimane dalla sua nascita infatti ha cominciato a succhiarsi un dito, quasi a voler comunicare di avere fame. E da lì è iniziata la strada verso la guarigione. Oggi chiama il dottor Ronco “lo zio Claudio”, con quell’incoscienza di bambina che non sa di essere il primo caso mondiale di paziente salvata da una macchina che prima non esisteva.
Il professor Ronco ha voluto raccontare la vicenda della bimba in un libro, “Storia di una bambina, di un medico e di una macchina“, in cui emerge la figura di questo medico particolare, che per creare il Carpediem si è avvalso di tutte le competenze apprese nei diversi lavori che ha fatto in gioventù, tra cui il meccanico e il bottonaio.
La cosa particolare è che Ronco non ha voluto brevettare la macchina: “Non l’abbiamo creata per fare soldi“. L’unico accordo che è stato stipulato lo ha realizzato con le aziende Medica e Bellco di Mirandola, coinvolte nel progetto fin da subito e che producono la macchina: ogni dieci macchinari venduti, uno viene donato a un ospedale pubblico.
Segue un video in cui viene intervistato il dott. Claudio Ronco e in cui racconta come è nato il progetto CarpeDiem.
Insomma, una bella storia. Un uomo eccezionale. E una bambina che vivrà per raccontarlo.
E voi unimamme, cosa ne pensate?
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