Care unimamme, la crisi (e non solo) ha portato in questi anni a diversi rivolgimenti nelle scuole. A volte le azioni dei sindaci rimbalzano agli onori della cronaca rappresentando un precedente, caso unico che fa di certo discutere in negativo, ma fortunatamente anche in positivo. Vi ricordate il diktat di un sindaco alle famiglie meno abbienti che ha negato i pasti nella mensa scolastica?
Ebbene questa nuova storia arriva da Bassiano, un comune montano 1640 abitanti nell’entroterra della provincia di Latina. Qui la scuola primaria di primo e secondo grado rischia la chiusura a causa del numero non sufficiente di alunni.
I 164 alunni del comune montano più alto del Lazio, dal prossimo anno scolastico dovrebbero essere trasferiti a Sezze, a 14 chilometri di strada distanza. Ma tra curve e pendii di montagna ci vorrebbero oltre trenta minuti di viaggio. Beffa su beffa dato che proprio in questi giorni, l’amministrazione comunale ha ricevuto dalla Regione un finanziamento di 250mila euro proprio per la ristrutturazione delle scuole.
Domenico Guidi, il sindaco di Bassiano, di fronte a questo le ha provate tutte ed è ora pronto a fare iscrivere gli anziani del paese per aumentare il numero degli alunni e scongiurare così la chiusura.
I tagli del piano di dimensionamento non lasciano spazio a trattative ed il sindaco caparbio afferma:
“La legge non mi vieta di fare ciò. Nel caso di Bassiano non hanno tenuto conto della distanze, del fatto che siamo un paese totalmente montano, della difficoltà di trasporto. Sto recensendo tutti gli anziani che non hanno la licenza elementare e media, saranno loro a salvare le nostre scuole. In questo modo raggiungeremo il numero di alunni necessario a garantire l’apertura della scuola e bloccheremo la delibera regionale che prevede la soppressione della scuola di Bassiano”
Con lui ci sono le famiglie che hanno manifestato, bloccato le strade, hanno coinvolto l’intera cittadinanza. Guidi vuole a tutti i costi garantire le lezioni e continua:
“Abbiamo già 60 nonni che hanno chiesto di iscriversi, arriveremo a 200 studenti tra ragazzini e anziani. Con i bambini di 6-7 anni ci sarà un 96enne. I nonni anziché andare al bar a fare la partita a carte o al centro sociale andranno a scuola e insegneranno ai ragazzi i vecchi mestieri. Sarà un momento in cui le esperienze del passato saranno trasferite ai ragazzi. La legge non mi vieta di fare ciò, perciò è possibile. Non sto violando nulla.”
Va detto che il problema della chiusura delle scuole di montagna riguarda tutta l’Italia. Solo negli ultimi 3 anni ne sono state chiuse 236. Il problema principale è rappresentato dal limite minimo di dieci alunni richiesti per la formazione di una classe ed anche l’Associazione nazionale piccoli comuni ha chiesto al Governo di provvedere con un decreto urgente a modificare il DPR 81/2009 proponendo di fissare criteri che considerino le peculiarità delle scuole presenti nelle comunità montane e nelle piccole isole.
Care Unimamme cosa ne pensate di questa pratica idea avuta da questo intraprendente e battagliero primo cittadino? Pensate che farà bene sia ai ragazzi che ai nonni?
(Fonte: IlFattoQuotidiano)
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