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Salute e benessere bambini

10 motivi per cui tuo figlio si sveglia in pieno notte (secondo Google)

Published by
Valentina Colmi

Care unimamme, uno degli incubi maggiori per i neo genitori sono le notti in bianco. Noi fortunatamente con Paola ne abbiamo fatte pochissime, per cui hanno tutta la mia solidarietà e la mia stima coloro che affermano di non dormire da mesi.

Risvegli notturni dei bambini

Il pediatra alla visita di controllo ti chiede se il pupo dorme e un motivo ci sarà: sopratutto quando sono molto piccoli non riescono a spiegarsi con le parole, quindi visto che non vengono compresi piangono, piangono e piangono. Mamma e papà spesso si guardano con un punto interrogativo: che cosa avrà mai il loro tenero frugolino che durante il giorno è così tranquillo mentre di notte si trasforma in un ribelle?

Non avendo a disposizione il medico – come diciamoci la verità molti vorrebbero – un’alternativa sempre a disposizione è Google. Abbiamo già visto come le future mamme si rivolgono al motore di ricerca per sapere come comportarsi già quando sono in gravidanza, risulta quindi plausibile che lo facciano anche quando il bambino urla nel cuore della notte. Una blogger di Scary mommy, essendoci passata, ha quindi voluto riportare i 10 motivi per cui, secondo il “Dottor Google“, un neonato piange quando dovrebbe dormire. Vediamoli insieme.

10 possibili motivi per cui tuo figlio è sveglio in pieno notte: ecco cosa dice “Dr. Google”

1) Sta imparando una nuova abilità: che sia alzarsi, rotolarsi o giocare a basket, il vostro bambino deciderà che proprio le ore notturne sono il momento ideale per metterle in pratica. Vorrete mica perdere questi momenti? Sedetevi e magari bevete pure del vino, perché non c’è soluzione.

2) Sta mettendo i denti: quando un bambino non dorme o è irrequieto il motivo per cui secondo Google si sta comportando in questo modo è la dentizione. Diciamo che i denti sono un po’ il passepartout per tutto: d’altronde, dai sei ai due anni può anche essere.

3) Ha fame: e anche qui c’è poco da fare. Se il bimbo viene allattato al seno bisogna tirare fuori la tetta, altrimenti c’è il biberon. Attenzione però, però Google ti dice pure che allattarlo di notte non è una soluzione per non creare delle cattive abitudini notturne. (Insomma, si decidesse…!)

4) I bambini hanno un sistema circadiano diverso da quello degli adulti: per loro infatti non esiste il concetto di tempo. Possono addormentarsi ogni trenta minuti o ogni 4 ore. Il loro ritmo però il dottor Google non può saperlo.

5) Fa troppo caldo in casa: se è inverno, ma in casa sembra essere scoppiato un clima tropicale, magari è il caso di non tenere il riscaldamento acceso anche di notte. Togliete le coperte di lana ai bambini e magari non vestiteli troppo.

6) Fa troppo freddo in casa: la soluzione opposta di vivere in una ghiacciaia non è ugualmente congeniale. Bravo Dottor. Google!

7) Reflusso: soprattutto se sono molto piccoli può capitare, ma in realtà a Paola è capitato quando aveva 9 mesi. Per fortuna ce ne siamo accorti e non è successo niente di grave. La possibile soluzione, secondo Google, è quella di avere un baby monitor acceso tutta la notte e di guardarlo!

8) Scatti di crescita: il bambino sta crescendo e ha fame. Allattatelo, ma state attenti che non si addormenti mentre sta mangiando perché altrimenti (sempre secondo Dr. Google!) starete con lui ad aspettare che sia sazio almeno per i prossimi 15 anni.

9) Terrore nottuno: si chiama pavor nocturnus e si manifesta con un pianto disperato e improvviso, spesso senza apparente motivo. Ma come fa Dottor. Google a saperlo se non può analizzare le onde cerebrali del vostro bambino? Meglio prendere un appuntamento dal pediatra.

10) Training notturno: state facendo dormire vostro figlio sul divano, mentre voi seguite i vostri programmi e ora si addormenta solo con la canzone di Grey’s Anatomy. E’ colpa vostra se non dorme, quindi incominciate il rito della nanna il prima possibile, ma attenzione a non farlo piangere, altrimenti il pianto gli creerà un danno psicologico che dovrete curare con costose sedute di terapia.

Insomma, è chiaro che il Dott. Google non aiuta in questi casi, ma crea solo piu’ confusione di quella che noi genitori già abbiamo. E soprattutto spaventa!

E voi unimamme cosa ne pensate? Siete concordi nel dire che Google in questo caso non supporta il genitore, e che a volte può anche fare danni? Dite la vostra, se vi va.

Noi vi lasciamo con 9 consigli per mettere a nanna i figli.

Valentina Colmi

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