Unimamme, chiunque, guardandosi indietro può accorgersi che raramente la vita procede come avevamo stabilito o come avevamo sognato da bambini, ma questo non è necessariamente un male.
Jilly Smithson, per esempio, a 7 anni sognava che un giorno sarebbe diventata moglie, mamma e avrebbe avuto due bei bambini, ma giunta a 35 e con una lunga relazione alle spalle, ha capito che se avesse voluto anche solo realizzare una minima parte dei suoi sogni, avrebbe dovuto agire da sola.
Jill, insegnante per bambini con diverse abilità, si era già data disponibile come genitore affidatario da 2 anni, ma sebbene avesse preso in considerazione l’adozione pensava che l’avrebbe fatto con un compagno al suo fianco.
“Dovevo lasciare andare una parte del mio sogno di bambina. Se volevo avere una famiglia avrei dovuto farlo da sola” ricorda la donna.
Jill, donna dalla mentalità aperta, era sempre stata affascinata dal modo in cui ciascuno è diverso dall’altro. Dopotutto, una volta che si mettono da parte i giudizi, le differenze diventano qualcosa di bellissimo.
“Sentivo che sarei stata un’ottima mamma di bambini con bisogni speciali e mi sentivo sicura che avrei offerto loro una casa amorevole e sicura dove loro si sarebbero sentiti accettati e accuditi“ ha dichiarato la donna al The Guardian.
Così Jill ha cominciato col fare richiesta di adozione tramite un’agenzia specializzata in bambini con “bisogni speciali” e infine, dopo i controlli di rito, nel 2009, era pronta ad accogliere un bambino disabile. I suoi genitori però erano preoccupati per lei a causa delle responsabilità che Jill avrebbe dovuto assumersi nei confronti di questi bambini.
La stessa Jill, mentre faceva trekking in Europa, un viaggio che non avrebbe potuto più concedersi una volta diventata mamma, si chiedeva se avesse preso la decisione giusta e ogni volta la risposta era, invariabilmente, sì.
Poco dopo essere tornata a casa Jill ha ricevuto la chiamata che ha cambiato radicalmente la sua vita: una bambina di sole 5 settimane la attendeva in ospedale. Sebbene emozionata per il grande momento, Jill ha cercato di rimanere con i piedi per terra perché la bimba che non aveva ancora conosciuto era ricoverata in ospedale in attesa di una delicata operazione al cuore.
La prima volta che ha incontrato sua figlia Emily la piccola indossava una maschera d’ossigeno e un tubicino per il cibo.
“Io però ho notato solo la piccola e i suoi occhi blu che non la smettevano di guardarmi“ ha riferito Jill, innamoratasi della figlia al primo sguardo.
“Le immagini che mi avevano mostrato non mi avevano preparata alla realtà di tenere un fagottino caldo tra le mie braccia. L’ho amata dal primo momento, non aveva nessuno, aveva bisogno di me e stavo per diventare la sua mamma” ha proseguito la donna.
Dopo un mese di visite in ospedale Jill ha potuto portare a casa la sua piccola, ma insieme agli usuali preparativi come allestire la nursery, procurare un lettino, ecc… questa mamma ha dovuto imparare come usare una maschera di ossigeno e un tubo per la digestione della bimba. Il tempo trascorso nel reparto di terapia intensiva e le tre operazioni a cuore aperte le avevano lasciato però terribili ricordi. La piccola non riusciva a dormire ed era spaventata da chiunque e da qualsiasi cosa.
Col passare del tempo le cose sono migliorate e 4 anni dopo Jill, che aveva sempre voluto che la figlia avesse un fratellino o una sorellina, si è sentita di nuovo pronta per l’adozione.
Però, dopo tutto quello che aveva passato con Emily Jill si era premurata di chiedere un bimbo che non avesse bisogno di un’operazione. Così, nel 2013 è arrivato il piccolo Tom che però aveva un problema al cuore che gli era stato mal diagnosticato.
Dopo un momento iniziale di choc per quello che Jill sapeva avrebbero dovuto attraversare, la donna ha pensato che se certe cose non erano prevedibili per i figli naturali, perché avrebbero dovuto esserlo per quelli adottivi?
“Le cose della vita non si possono prevedere, bisogna solo venirne a patti” ha professato questa saggia mamma.
Ora che Jill ha entrambi i suoi figli con sé sani e salvi la donna sa di aver fatto la scelta giusta.
Jill ammette che a volte non è facile equilibrare tutti gli impegni, le visite in ospedale e le necessità, molto particolari dei suoi figli, così come il bilancio economico se non avesse le facilitazioni che le spettano.
La donna però aggiunge anche che la loro è una routine come altre, con le passeggiate al parco, la scuola, mentre il momento più bello della giornata è quando mette a letto Tom cullandolo, mentre Emily seduta vicino a lei culla uno dei suoi giochi.
E anche se non c’è un fidanzato con cui condividere la bellezza di questa vita Jill non si scoraggia e tiene gli occhi aperti, facendosi aiutare da genitori e amici.
“So che le persone hanno una visione negativa della disabilità, ma credo sia a causa dell’ignoranza perché molti non hanno mai incontrato una persona disabile o si sono fatte delle opinioni sbagliate” afferma Jill, orgogliosa dei suoi figli che per lei non sono stati una “seconda” scelta.
“Questa è la cosa più bella che abbia mai fatto e non sono più sola. Le mie foto di famiglia possono essere diverse da quelle che immaginavo da bambina, ma ora so che famiglia significa qualcosa di diverso per ciascuno. La mia vita è come avrei voluto. Ho una famiglia” conclude infine la donna.
Unimamme e voi cosa ne pensate della bellissima decisione presa da Jill, sicuramente non è da tutti una scelta così forte, ma come afferma lei stessa tutte le famiglie sono diverse e l’amore non ha limiti e restrizioni.
Dite la vostra se vi va.
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