Unimamme, non è facile resistere ai primi strilli e scenate dei nostri piccoli quando, per necessità, siamo costretti a lasciarli, al nido, alla baby sitter, ai nonni, ma quando si tratta di una momentanea protesta e quando invece è un caso di ansia da separazione? Una psicologa, Valentina Nappo, fornisce tutte le informazioni necessarie.
L’ansia da separazione si verifica quando il bambino manifesta reazioni di ansia e spavento nel momento in cui le figure che si occupano di lui si allontanano lasciandolo con persone che non gli sono familiari.
Generalmente questo fenomeno si verifica intorno agli 8 mesi e può presentarsi nella forma di un pianto disperato che si placa quando il piccolo vede di nuovo le persone che si occupano normalmente di lui. Non c’è niente da temere però, perché si tratta di una normale fase attraversata dall’infante che, anzi, sottolinea come il bimbo abbia imparato a riconoscere le persone che si occupano di lui e con cui ha instaurato un legame.
Lo psicoanalista austriaco Renè Spitz parla addirittura di angoscia dell’estraneo o angoscia dell’ottavo mese, in cui il bimbo comincia a distinguere tra i volti familiari a cui reagire positivamente e a quelli che non conosce.
Quando il piccolo ha 8 mesi non possiede ancora piena consapevolezza delle dimensioni del tempo e dello spazio, quindi se non vede la mamma pensa che questa sia scomparsa e che l’abbia lasciato solo. Solitamente questa forma d’ansia si intensifica intorno ai 13 – 18 mesi, per poi ridursi tra i 3 e i 5 anni.
Gli esperti riconoscono che non è semplice rimanere calmi con i piccoli che strillano, vogliono dormire nel lettone, non vogliono andare al nido, ecc… però si tratta di un passaggio fondamentale per la crescita del figlio ed è anche il momento per dare le prime regole.
Il passaggio alle nuove abitudini deve essere portato avanti in maniera graduale, con pazienza e comprensione. I genitori quindi devono prendere per mano il figlio e aiutarlo a superare questa fase della crescita.
Si tratta di una prova anche per la mamma che deve imparare a contenere le proprie emozioni come senso di colpa e preoccupazioni e impedire che il figlio rimanga bloccato nelle sue “esplorazioni” della vita. I bambini infatti assorbono subito gli stati emotivi della mamma e quindi se questa mostra di essere spaventata lo sarà anche il piccolo, questo però può danneggiarlo, perché il piccino capirà che separarsi è pericoloso e la situazione si complicherà ulteriormente.
Mamme papà devono preparare il bimbo alla separazione sorridendo e rassicurandolo che torneranno e che non lo stanno abbandonando. In quest’ottica sono da evitare le separazioni improvvise, i piccini devono potersi fidare di chi si occupa di loro, quindi gli adulti devono mantenere le promesse.
E anche importante non commettete l’errore di svalutare le reazioni di tristezza dei bimbi, il suo dolore va riconosciuto e calmato, non rimproverato o schernito.
Da evitare anche fare promesse come quella di tornare presto, se non è la verità o garantirgli un gioco come ricompensa.
Potete tranquillizzare il piccolo in modi diversi:
Anche la fase della nanna prevede un accompagnamento, con molta dolcezza bisogna fargli capire che il suo posto non è nel lettone tra mamma e papà, ma nel suo lettino.
Non cedete, ma provate con questo iter:
Si verifica quando gli indicatori da ansia da preoccupazione proseguono oltre la soglia di età comunemente conosciuta. La loro intensità inoltre è sproporzionata e ha delle conseguenze sul funzionamento sociale, scolastico ed altre aree importanti.
I sintomi sono:
Se tre di questi sintomi si presentano in un mese entro i 18 anni di età, allora il vostro bimbo potrebbe avere un disturbo di ansia da separazione.
A concorrere alla formazione di questo problema vi sono diverse cause:
Se questo disturbo non viene affrontano finirà con l’influenzare anche l’età adulta dei vostri ragazzi.
Da bambini il disturbo di ansia da separazione può essere trattato lavorando con la psicoterapia e la collaborazione di tutta la famiglia.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questo problema? I vostri bimbi ne hanno sofferto? Come vi siete comportate?
Dite la vostra se vi va.
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