Unimamme oggi vorremmo parlarvi di un caso un po’ particolare riguardante la fecondazione assistita post mortem e la volontà di una signora, di diventare mamma, nonostante il decesso del marito.
Il tribunale Civile di Bologna ha detto infatti sì all’impianto di embrioni in una donna cinquantenne il cui marito è morto nel 2010.
La vicenda di cui è protagonista questa coppia, come intuirete, è piuttosto singolare. I due si sono sposati nel 1998, ma già due anni prima si erano rivolti al centro di fecondazione assistita della loro città.
Purtroppo l’impianto non riuscì e 8 embrioni rimasti furono congelati con il consenso della coppia.
Fino al 2010 questi embrioni erano rimasti crioconservati, con il consenso della coppia, in attesa di procedere all’impianto, poi però l’uomo morì. Nel 2012 la donna decise di tentare un nuovo impianto. Mentre il comitato di bioetica dell’università diede il via libera, non dello stesso parere fu la direzione dell’Ospedale, per una interpretazione della Legge 40 secondo cui entrambi i genitori dovevano essere in vita.
Se inizialmente l’Ospedale Sant’Orsola aveva ottenuto un verdetto a proprio favore, ora però la situazione si è completamente ribaltata e i giudici, riferendosi sempre alle linee guida della Legge 40, hanno definitivamente stabilito che “in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento”.
Dunque è stata tenuto in considerazione il manifestato interesse della coppia a conservare gli embrioni, regolarmente firmato fino al 2010 e che quindi è valso come desiderio di utilizzarli.
Inoltre, anche se il marito fosse rimasto in vita, secondo il Tribunale, spettava comunque alla donna la decisione di procedere o meno all’impianto dell’embrione nel suo corpo.
La diretta interessata è ben consapevole delle difficoltà che incontrerà nel suo cammino, perseguito con tanta tenacia, ma non ha intenzione di darsi per vinta e ora parlerà coi suoi dottori per capire come procedere.
“Ho intrapreso questa azione per continuare un percorso iniziato con il mio amato marito, spinta da una grande speranza che riversavo nella maternità, che vedevo come la continuazione dell’amore tra me e mio marito” ha dichiarato la donna tramite il suo legale.
Mentre qualcuno avanza dei dubbi circa la conservazione degli embrioni scongelati dopo così tanto tempo, qualcun altro avanza remore circa la saggezza di tutta l’operazione, ovvero di far nascere dei bimbi già orfani di padre.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questa incredibile decisione del Tribunale? Dite la vostra se vi va.
(Fonte: Corriere.it/ West info.co.uk)
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