Unimamme, quando si diventa genitori si pensa di essere pronti a qualsiasi cosa per amore dei figli, ma la scelta imposta ai coniugi Wagner, genitori di ben 9 bambini, di cui 5 naturali e 4 adottati, è di quelle che paiono impossibili da prendere.
La loro storia è cominciata quando la coppia di origine canadese, i Wagner, hanno deciso di adottare due bimbe vietnamite: Phuoc e Bihn, di diciotto mesi. Già a prima vista le piccole sembravano così emaciate da destare la preoccupazione dei genitori, ma una volta tornati a casa è emersa la drammatica verità: le piccole soffrivano della Sindrome di Alagille, una malattia genetica che causa il lento ma progressivo deterioramento delle cellule epatiche.
Arrivati al terzo compleanno era ormai diventato evidente che le bimbe non sarebbero sopravvissute senza un trapianto.
Ed è qui che la situazione si complica, perché mentre la famiglia lanciava una disperata campagna su Facebook alla ricerca di donatori per salvare la vita delle proprie bambine, in gennaio, è risultato che Michael, il padre delle piccole, era un ottimo candidato.
Il trapianto di fegato però si può praticare solo una volta e quindi il papà e tutta la famiglia sono stati chiamati a decidere quale delle due gemelline salvare.
Una scelta impossibile da fare, penserete voi.
Per fortuna i medici del Toronto General Hospital in cui erano ricoverate le piccole ha lavorato scrupolosamente per avere un dettagliato quadro clinico delle condizioni di salute di entrambe le pazienti e indicare chi, tra le due, avesse maggior bisogno del trapianto.
L’epatologa Binita Kamath, del team che si è occupato delle analisi ha dichiarato: “abbiamo preso una decisione come team medico, coinvolgendo la famiglia, ma non li abbiamo incaricati della scelta che, in definitiva è stata nostra”.
E i medici hanno scelto Phuoc, non Binh, perché più sofferente della gemellina.
Anche la mamma delle bimbe, Johanne (che non ha fatto le analisi per la donazione perché incaricata di occuparsi degli altri figli), ha cercato di smorzare l’attenzione sulla scelta impossibile affermando: “eravamo consapevoli fin dall’inizio che non avrebbero ricevuto il trapianto nello stesso momento e ci andava bene. Abbiamo fiducia che verrà presto il turno di Binh”.
L’intervento su Michael e Phuoc, svoltosi il 10 febbraio si è rivelato un successo e la moglie Johanne ha potuto scattare delle immagini del marito e della figlia insieme.
Entrambi si stanno lentamente riprendendo e lei è entusiasta dell’esito positivo dell’operazione.
Nel frattempo, la campagna per la ricerca di donatori avviata su Facebook ha dato i suoi frutti e ben 500 persone si sono offerte per donare parte del loro fegato alla piccola Binh.
“Ho ricevuto persino una cartella clinica dalla Nuova Zelanda, sono arrivate letteralmente da tutto il mondo” ha riferito il dottor Gary Levy del Toronto General Hospital.
Tra tutte queste generose persone ne sono state scelte 8 che per età, gruppo sanguigno e altri dettagli medici, potrebbero essere le più compatibili con la bambina.
Se tutti i controlli andranno bene, l’operazione potrebbe essere fissata per il mese prossimo. “Con i bambini ci muoviamo sempre in fretta, di sicuro non vogliamo perdere un bimbo quando abbiamo la possibilità di salvarlo” ha aggiunto il dottor Levy.
La famiglia di Phuoc e Binh, naturalmente, è al settimo cielo per il modo in cui tantissime persone a loro completamente estranee si sono offerte di aiutare le loro piccole.
“Tutto questo è incredibile, così tante persone hanno cercato di raggiungere le mie bambine. Oltretutto la Sindrome di Alagille ha ottenuto l’attenzione dei media e tanti ne sono venuti a conoscenza. Ma sopra ogni cosa, si spera che le persone che hanno dato la loro disponibilità, lasceranno i loro nominativi per donare a coloro i quali sono il lista per un trapianto di fegato e che sono importanti quanto le mie figlie” ha scritto la mamma delle gemelline nel loro blog.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questa commovente storia e delle prove affrontate da questa famiglia?
C’è da dire che in Italia una vicenda così estrema non avrebbe potuto verificarsi, secondo quanto afferma il professor Franco Filipponi, del Centro Trapianti di Fegato della Toscana.
“Non ci saremmo mai trovati nella situazione di far scegliere ad un padre quale figlia salvare, ma sarebbero stati coinvolti entrambi i genitori fin da subito, con due interventi sequenziali” ha dichiarato il clinico.
Secondo lui infatti sarebbe stato impossibile far scegliere alla famiglia quale bambina salvare, privilegiando, oltretutto, la più grave. Con il fegato inoltre la compatibilità non deve essere del 100%, ma probabilmente in Canada ci sono prassi molto diverse rispetto all’Italia.
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(Fonte: MacLeans/ Corriere.it/ One More Potato in the Pot)
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