E’ passato quasi un anno da quando la legge non vieta più la fecondazione per le coppie sterili. La consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa, contenuto nella legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. Da un punto di vista formale, quindi, è tutto a posto, per quelle coppie che vogliono intraprendere questo percorso, e quindi provare a diventare genitori grazie a donatori esterni alla coppia.
Ma poi c’è la realtà che si scontra con il desiderio di questi genitori. Il primo grande ostacolo è la carenza di donatori nel nostro Paese, o meglio di donatrici; “poiché il 70% delle coppie è in cerca degli ovociti” come conferma Andrea Borini, presidente della Società italiana di prevenzione della fertilità e direttore di Tecnobios ( centri per la fecondazione assistita): “Con donne la cui infertilità è causata da malattie (tra cui il tumore) menopausa precoce o sopraggiunti limiti d’età. A fronte delle loro richieste, in Italia, le donatrici “pure” si contano sulle dita di una mano. Non c’è da meravigliarsi se per 5-6 giorni in cui bisogna andare in ospedale non è previsto neanche un rimborso spese”. All’estero invece è previsto ed è pari a circa 1000 euro.
C’è da dire che donare ovuli non è proprio come donare sperma. Per le donne si tratta di sottoporsi ai trattamenti che ben conoscono le donne che provano l’inseminazione artificiale: cicli di bombardamenti ormonali e poi anestesia e piccolo intervento.
Ecco allora, che ci si rivolge all’estero, dove la pratica è in atto da tempo ed è previsto un rimborso spesa. Ma anche l’accesso alle banche straniere presenta una difficoltà: “Tra i test per il prelievo degli ovociti è richiesto il tampone vaginale che gli altri non fanno, impedendo così di utilizzare le loro scorte”, specifica Borini.
Oltre a questa problematica si va aggiungere l’elevato costo dell’operazione: per “riceventi” sotto i 43 anni ( il 30% di chi richiede l’eterologa) il servizio sanitario nazionale chiede dai 4 mila euro della Lombardia, interamente a carico del cittadino, ai 500 nelle altre Regioni.
Per le over 43 non rimane che rivolgersi al privato, con una spesa di 2500 euro in modalità egg sharing, cioè tra donne che si sottopongono all’eterologa.
Da quando è legale in Italia, quindi, sono poche decine le coppie che si sono sottoposte a fecondazione eterologa. E rimane l’estero la soluzione migliore.
Oltre a questa realtà permangono i problemi etici che vanno ad investire le coppie interessate. E’ infatti oggetto, la fecondazione eterologa, da anni, di una battaglia ideologica, tra chi la difende e chi vede in questa forma di fecondazione un altro passo verso lo smantellamento della famiglia tradizionale.
Qui si fa largo il senso della vita come ognuno di noi lo concepisce. Rimane il fatto che queste coppie si trovano molto spesso sole e additate davanti al loro desiderio di diventare genitori, nonostante la natura gli abbia posto dei limiti.
Cari Unigenitori voi cosa ne pensate?
(Fonte Il Fatto Quotidiano)