Spesso si parla della sanità italiana più per i suoi scandali, come la vicenda della piccola Nicole, morta in ambulanza mentre veniva rimbalzata da un ospedale all’altro, che per i suoi successi, come il recente trapianto di bacino effettuato su un ragazzo diciottenne malato di osteosarcoma.
Con la spending review e i tagli alla spesa pubblica poi, dopo i decenni di sperperi, anche ospedali rinomati collocati a Milano, hanno dovuto prendere degli accorgimenti volti al risparmio, penalizzando il servizio reso ai pazienti bisognosi.
Fortunatamente, davanti all’emergenza di un caso di un bambino malato di un anno, gli operatori della clinica De Marchi della capitale meneghina, hanno agito con giudizio, facendo prevalere il fattore umano sulla stretta logica dei conti.
La vicenda incentrata intorno a questo bimbo egiziano si è svolta prima di Natale, in un momento in cui gli Uffici del Controllo di gestione e programmazione si erano tanto raccomandati di non sforare con il bilancio.
Tutti i reparti quindi erano allerta per queste direttive, quando alla clinica pediatrica De Marchi è arrivata la richiesta di ricoverare un bimbo di 1 anno.
Il piccolo, purtroppo, soffriva di una grave forma di immunodeficienza ereditaria ed era in pericolo di vita.
La situazione non era per niente incoraggiante, dal momento che i medici avevano intuito che l’esito delle terapie non era per niente scontato, che c’era anche l’ombra di un possibile accanimento terapeutico e, infine, ma non trascurabile, date le ultime raccomandazioni gestionali, si prospettava una spesa di 50 mila Euro. I conti erano stati ben presto fatti: si sarebbe dovuto sforare il budget annuale di 100 mila Euro.
Il piccolo, successivamente, avrebbe dovuto per forza affrontare un trapianto di midollo in un altro ospedale e, prima di arrivare lì, aveva già affrontato altri due ricoveri in altre strutture con gli stessi problemi di budget.
È a questo punto che avviene lo scarto alla De Marchi e ai medici e responsabili viene chiesto di votare per alzata di mano, di decidere della vita di questo bambino in modo “democratico” come fatto agli albori di un governo che prevedeva la libera espressione delle proprie scelte, accettandone però anche responsabilità e conseguenze.
I votanti si esprimono per il ricovero del bimbo, ma adesso, ore che il paziente è migliorato, si chiedono angosciati perché si è dovuti arrivare a tanto.
“Possibile che nel servizio sanitario un medico debba trovarsi a fare scelte di questo tipo? Pesare la vita di un bimbo in relazione alle spese per salvarlo?”.
Nel caso specifico della De Marchi pesa il fatto che si tratti di una costola del Policlinico di Milano, punto di riferimento per il trattamento delle malattie rare, le cui cure richiedono ingenti spese.
Nel 2013 c’è stato un taglio delle spese sanitarie per le Regioni di ben 5 miliardi e mezzo.
In Italia, la spesa sanitaria è il 9,2% del Pil, nettamente inferiore a quella di altri Stati europei come la Francia (11,6%).
Ora, come accennato, il piccolo sta bene, ma il caso ha sollevato numerose riflessioni circa la copertura sanitaria.
“Se i fondi continueranno a diminuire è indispensabile una profonda riforma del sistema sanitario. Occorre diminuire il peso dell’apparato amministrativo, burocratico e politico sulla Sanità, in modo da sbloccare risorse in favore degli operatori medici e infermieristici, delle tecnologie più all’avanguardia e dei nuovi farmaci” ha riferito il direttore Basilio Tisio.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questa vicenda che ha visto sì trionfare umanità e capacità di giudizio di persone costrette a dover tener conto del budget per salvare una vita umana?
(Fonte: Corriere.it)
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