Sempre piu’ spesso si sentono episodi di bullismo, e come genitori non possiamo non rifletterci sopra, cercando di capire perchè avvengono e come prevenirli.
Girovagando nel web mi è capitato di leggere la riflessione di un padre, in cui si parla dei passi da fare per evitare l’insediamento del seme del bullismo nello spirito dei figli. L’autore, Mark Green, scrive su un sito americano, nonchè associazione, dal nome affascinante: Good Men Project. Progetto uomini migliori.
Parlare di bullismo porta quasi sempre a porre l’accento su dinamiche in cui l’evento è in essere, e si disquisisce sul come debellare il fenomeno. La disamina, in questo caso, è molto interessante, osservando il fenomeno da un diverso punto di vista, come succitato all’inizio.
Green parte dalla premessa su come i giovani vengano allevati oggi. Una cultura competitiva, un’adultizzazione precoce dei bambini. Nei maschi vengono limitati, se non del tutto eliminati, i gesti d’affetto. In pubblico, ad esempio, nel caso in cui il bambino piange o si sente mortificato, i genitori si trattengono dal confortare il figlio per “temprarlo”. In pubblico un ragazzo deve dare dimostrazione di indipendenza, resistenza e durezza. Si crea volutamente una distanza emotiva con i propri figli, in un’età in cui è fondamentale proprio l’opposto.
Anche le ragazze vengono educate per raggiungere obiettivi di successo. E anche qui l’empatia viene ridotta al lumicino, perché considerata una debolezza che impedisce il perseguimento degli scopi. Si cerca di creare la “sposa perfetta”, scrive Green.
E proprio tali atteggiamenti creano nei piccoli senso di smarrimento, non avendo ancora gli strumenti per affrontare con un piglio così deciso la vita. E questo va ad intaccare le capacità di resilienza tanto bramate dai genitori (ovvero la capacità di reagire e metabolizzare le avversità). E molto spesso questo si sfoga nei giovani con atti violenti, di vessazione contro gli introversi o gli avversari. la competitività tanto desiderata può sfociare nella sopraffazione, convinti che questo renderà orgogliosi i genitori (ripenso al caso del ragazzo preso in giro, alla fine violentato con un tubo di aria compressa. Ricordo i commenti di difesa da parte dei parenti dei bulli).
Ma veniamo ai consigli di Green.
Tienilo vicino. Nonostante un figlio sia già combattivo e sarcastico, lui vuole ancora sedersi al fianco dei propri genitori, ricevere un braccio protettivo e affettuoso intorno al collo. Vuole ancora guardare un film tutti insieme, leggere un libro con il papà prima di coricarsi. Ogni giorno che il suo mondo diventa più complesso ha un bisogno maggiore della presenza del padre e della madre, preziosa per la sua autostima e sicurezza.
Parlaci spesso. Sentire e capire come lui vede il mondo e condividerlo è importante, per aiutarlo a crescere con meno dubbi e più curiosità. Resistere alla tentazione di spiegare la vita con il nostro esclusivo punto di vista, non dare loro le nostre risposte, ma aiutare a germogliare la loro visione del mondo. Essere leggeri, giorno dopo giorno, non concentrarsi nell’attesa dei momenti in cui si affronteranno i “grandi discorsi”. Loro ricorderanno le piccole quotidianità, interiorizzeranno quello e non il ricordo emozionante di un solo evento.
Sii un modello di interdipendenza. Nostro figlio farà ciò che vede e che facciamo. Quindi se si mostra la capacità di perdonare, di gestire la rabbia, di chiedere scusa, se si mostra che piangere non è una debolezza, lui farà altrettanto. Quando perderemo la calma gli faremo capire che le debolezze fanno parte della vita di ognuno, ma lasciarsi prendere dalle emozioni negative è una sconfitta, lui capirà. Le emozioni forti non vanno nascoste, ma gestite. Il mondo non perderà occasione di mostrare i denti a nostro figlio, una crescita graduale e non priva di affetto lo renderà forte, ma non è la sfida principale a cui va educato. Imparare a fare affidamento sugli altri è la vera sfida che si affronta per crescere. Imparare l’interdipendenza.
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