Unimamme, all’approssimarsi del parto è comune nutrire un po’ di apprensione in vista del grande cambiamento in arrivo e dell’esperienza della nascita del vostro piccolo, ma quando questi pensieri diventano così angosciosi da non lasciarvi dormire, dal perseguitarvi anche durante il giorno, impedendovi di vivere serenamente la gravidanza allora fate attenzione a un campanello d’allarme: la tocofobia.
Dopotutto, il parto, può essere forse considerato l’evento più importante nella vita di una donna, ma non è assolutamente scevro da pericoli o incognite.
Secondo un’indagine, in America 650 donne muoiono ogni anno a causa di complicazioni relative al parto, invece, secondo un sondaggio nel Regno Unito compiuto su 900 donne, il 35% di loro sostiene che la loro ansia più grande era appunto quella del parto.
La tocofobia non è ancora inserita nel libro: Diagnostic and Statistical Manual, la “Bibbia” della psichiatria, ma i suoi sintomi appaiono già piuttosto chiari, tanto che la si può dividere in due branchie, come vedremo in seguito.
Come accennato non è una semplice ansia o preoccupazione passeggera, perché la tocofobia:
Uno studio inglese pubblicato sulla rivista scientifica online BJ Psych ha analizzato questo problema. Le partecipanti sono state indirizzate a far parte della ricerca da:
Delle 26 donne selezionate come campione:
Ecco come si sono svolti i test:
I risultati hanno fatto emergere due varianti della tocofobia:
Vediamo nello specifico come si può presentare la tocofobia.
Tocofobia come sintomo di depressione
4 donne hanno sviluppato la tocofobia come sintomo di depressione pre natale. Tutte erano convinte che non sarebbero riuscite a far nascere il figlio e che se anche ce l’avessero fatta, questo sarebbe morto. Nei casi più gravi 2 donne hanno tentato di abortire nonostante la gravidanza fosse stata pianificata e hanno ricevuto assistenza psicologica. Le altre 2 donne avevano già avuto figli e avevano sperimentato parti vaginali visti come non traumatici. In generale le donne in questa condizione hanno anche il terrore di non poter salvare i loro bimbi, qualcuna ha poi risposto bene ai farmaci antidepressivi, qualcun altra invece ha avuto la depressione post partum.
Tocofobia e abuso sessuale infantile
5 donne avevano avuto un’esperienza di abuso sessuale infantile e 3 di stupro. Una vicenda così traumatica può indurre a sviluppare un’avversione per le cure ostetriche associate al parto, da qui la tocofobia come sintomo di depressione. Il parto vaginale infine può riportare alla mente la vicenda traumatica subita.
Tocofobia e interruzione di gravidanza
2 donne hanno abortito perché pensavano di non potercela fare, in entrambi i casi però la gravidanza era stata cercata. Una percentuale di interruzioni di gravidanza viene richiesta da donne con la tocofobia e che desiderano un bambino, ma non riescono a capire la loro stessa avversione al parto.
Tocofobia e iperemesi gravidica
In questo studio è stato riscontrato che numerose donne soffrivano di iperemesi gravidica, è stato dunque postulata una componente psicologica dell’iperemesi gravidica, questo è rilevante per la tocofobia quando in seguito al rifiuto della gravidanza e al mancato legame con il feto si cerca di causare un’interruzione di gravidanza.
Tocofobia e disturbo da stress post traumatico
Il disturbo da stress post traumatico è riconosciuto come un’eventuale conseguenza del parto. Questo disturbo era alto nelle donne con tocofobia ed è associato con un parto difficile, traumatico.
Tocofobia e depressione
La depressione, in questo contesto è sia causa che conseguenza, la depressione post partum, nello specifico, è stata associata al rifiuto del modo in cui partorire, con conseguenze traumatiche e dolorose.
Tocofobia e sterilizzazione o vasectomia
Dieci donne del campione erano in attesa per un sistema di contraccezione permanente per loro o il partner. Alcune donne senza figli che si candidano per la sterilizzazione possono soffrire di tocofobia.
Questo studio indica che la tocofobia è un problema serio, che andrebbe trattato in modo approfondito nelle strutture sanitarie.
Inoltre, in uno studio svedese del 2002 si è evidenziato che le donne con la tocofobia tendono a chiedere il parto cesareo, inoltre il dolore del parto per queste future mamme è più forte delle coetanee nonostante gli antidolorifici.
Purtroppo le donne con questo disturbo, a volte, non ottengono il sostegno di cui avrebbero bisogno. Ad esempio, Victoria Spina, una donna trentaseienne entusiasta per essere rimasta incinta di 2 gemelli, finché non ha letto un libro sulle gravidanze multiple che l’ha gettata nel panico, non ha trovato sostegno in famiglia alle sue ansie. Tutti le dicevano che era solo una questione di ormoni.
Come affrontare la tocofobia
Ci possono essere due approcci per le donne con questo disturbo:
In definitiva bisogna considerare che, come nella vita, niente può essere previsto al 100% e gli imprevisti possono capitare. Monica Grigio, psicologa e psicoterapeuta, Responsabile del Servizio di Psicologia Clinica Perinatale all’ospedale Buzzi di Milano sostiene però che le donne moderne, cresciute in una cultura del controllo, abituate a programmare tutto nei minimi dettagli, sono poco abituate a far fronte agli imprevisti.
Addirittura prima del parto sono abituate a vederlo tridimensionalmente attraverso ecografie ed esami sempre più precisi. Purtroppo questo non è sempre positivo. “ Questa società ci ha abituato a ritenere normali cose impensabili fino a qualche decennio fa, come iscrivere il piccolo al nido ancora prima che nasca. Sono tutti elementi che contribuiscono a rafforzare l’idea che tutto possa essere pianificato. E quando ci si accorge che non è così, è facile essere travolti dall’ansia” rimarca la psicoterapeuta.
Unimamme e voi avete avvertito ansie e angosce ben radicate durante la gravidanza o avete avuto forti ripensamenti dopo aver deciso di avere un figlio?
Cosa fareste se scopriste di soffrire di tocofobia? Ricordatevi che non c’è nulla di male o di vergognoso ad accorgersi di avere un problema, l’importante è affrontarlo e farsi aiutare.
(Fonte: BJ Psych.org/Huffington Post.com)
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