Cari unigenitori, piano piano, grazie alle ricerca, alla scienza e nuovi atteggiamenti, sta cominciando a cambiare il modo in cui si considerano le persone affette da autismo.
Un esperto inglese, Luke Beardon, professore associato alla Sheffield Hallan Univerity, ha pubblicato una riflessione sul tema sul DailyMail che ci è piaciuta molto e che riassumiamo per voi.
Solitamente si pensa che gli autistici siano disordinati, alterati, insomma che siano “meno” degli altri e questo è un aspetto che deve ancora essere messo in discussione.
La realtà è che molte persone con l’autismo, afferma il dott. Beardon con un’esperienza ventennale, sono invece intelligenti, brillanti, perspicaci, gentili, premurose, leali, individui pieni di talenti.
Ma allora, ci si potrebbe chiedere, perché l’autismo continua ad essere identificato come un disordine, indicato con “funzionamento alterato” , un’espressione ricorrente nei manuali e nella letteratura medica?
Anche il termine diagnosi è legato alla malattia e questo contribuisce a trasmettere un messaggio sbagliato a tutte le persone coinvolte:
Il termine “identificazione“, invece di diagnosi sembra più appropriato. Sicuramente, essere autistici in un mondo in cui la maggior parte delle persone non lo è può causare problemi agli individui affetti e alle loro famiglie. Ma non è la stessa cosa suggerire che tutti i problemi sorgono dall’essere autistici. Ci sono infatti numerose persone del mondo dello spettacolo, giusto per fare un esempio, che hanno avuto successo nonostante questa “malattia”.
Prendiamo per esempio, gli attori Dan Ackroyd e Daryl Hannah, ma anche la cantante Courtney Love, per non parlare di chi suggerisce che forse anche il grande regista Stanely Kubrick fosse autistico.
Se si guarda alla ricerca, alcuni studi hanno sottolineato scarsi risultati per quanto riguarda la riuscita della vita delle persone affette da autismo, ma occorre considerare che sono stati applicati anche pochi criteri di valutazione appartenenti al mondo reale come:
Alcuni aspetti, come il modo in cui misuriamo le abilità possono essere problematici per queste persone, per esempio:
A fronte di ciò, creare situazioni che capitalizzino i punti di forza degli autistici può condurre anche a un miglioramento della loro memoria, per esempio.
Purtroppo c’è una corrente di sentiero che nega il fatto che gli autistici possano avere una vita di “successo”.
La tendenza prevalente è quella di pensare in negativo, lasciandosi sfuggire espressioni come: “non potrà mai avere figli” o “non potrà mai andare all’università“. A volte gli stessi genitori vengono influenzati da questi commenti, pronunciati da persone che chiaramente non possono prevedere il futuro.
Come accennavamo però, qualcosa sta cambiando. Ci sono associazioni che si stanno impegnando fortemente per promuovere l’impiego delle persone affette da autismo. Nel Regno Unito per esempio, la Equality and Human Rights Commission (Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani) sta lavorando per garantire parità di condizioni di lavoro, anche se la strada per realizzare tutto ciò è ancora lunga.
In America, tempo fa, aveva fatto notizia l’iniziativa di un’azienda di software che aveva deciso di assumere persone con l’autismo perché più precise.
In sostanza, forse, basterebbe un po’ più di apertura mentale e riconoscere i danni che possono essere compiuti a causa di ignoranza e disinformazione.
Un cambiamento nella comprensione dell’autismo migliora significativamente la vita di queste persone e anche quella di chi non ce l’ha, imparando ad ascoltare senza pregiudizi la voce di chi sperimenta quotidianamente questa esperienza.
Il video qui sotto, per esempio, è molto utile a questo propositi. Al suo interno viene spiegato come funziona il cervello degli autistici in cui vista e udito sono separati, come un film il cui sincrono labiale sia sfasato rispetto alle immagini.
Nel loro studio, pubblicato sul prestigioso Journal of Neuroscience, i ricercatori della Vanderbild University, hanno comparato bambini con autismo ad alto funzionamento e bimbi che non autistici.
I bambini, compresi in un range da 6 ai 18 anni, hanno eseguito diversi compiti che andavano da semplici immagini e suoni a esercizi più complessi, cercando di capire per esempio, se suoni e immagini arrivassero nello stesso momento e cliccando i pulsanti di una tastiera del pc per stabilire quando un martello colpisse un chiodo.
In teoria dovrebbe esserci una sorta di finestra di tempo nei bimbi neurotipici in cui il cervello lavora assemblando suono e immagine, mentre negli autistici questa “finestra” è più lunga e li confonde, rendendo per loro impossibile stabilire quali pezzi dell’audio appartengano alle immagini ec…
“Il cervello è una sorta di macchina di plastica, le nostre speranze sono quelle di poter intervenire subito e cambiare queste “disfunzioni” soprattutto nelle aree del linguaggio e delle abilità sociali che possono migliorare con un intervento precoce” dichiarano gli scienziati.
Noi, come l’esperto, speriamo che qualcosa si stia muovendo nella direzione giusta. E voi unimamme cosa ne pensate?
(Fonte: Daily Mail.co.uk)
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