Lavoro e parità di genere:donne più istruite e meno pagate

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In tema di lavoro e parità i diritti pare che solo tra 80 anni la donna riuscirà ad avere “de facto” gli stessi diritti degli uomini. Intanto la fotografia europea emersa dai dati Openpolis per Repubblica non da di certo torto a quanto espresso recentemente da una delle donne più potenti del mondo, Christine Lagarde, la quale si è scagliata contro le “le restrizioni legali” che in troppi Paesi “cospirano contro le donne per impedirci di essere economicamente attive”.

Sessismo anziché pari opportunità pare sia la parola che descriva meglio il gap sugli stipendi tra uomini e donne, per cui in Europa ad esempio pare sia quantificabile in un ben 16%. Ma capiamo meglio qual è la situazione.

Il gap retributivo: differenze tra uomo e donna in Europa e Italia

Secondo i dati, in Italia i lavoratori uomini guadagnano il 7,3% in più delle lavoratrici: la differenza tra gli uni e le altre, dunque c’è ma Paesi che nell’immaginario sono più avanti di noi in tema di riconoscimento della parità come Francia, Finlandia, Regno Unito e Germania sono messi decisamente peggio, come è evidente nel grafico interattivo sotto riportato.

In Italia nel 2014 la retribuzione media lorda annua è stata di:

  • 29.891 euro per gli uomini
  • 27.890 euro per le donne

Ecco i valori relativi di ogni paese. Ma non esultate perché, anche se cominciamo con una buona notizia, spostandosi ad analizzare il “numero di figli per donna lavoratrice” rispetto agli altri paesi, ed il “tasso di disoccupazione femminile”  non possiamo di certo esultare.

In Italia infatti, anche se le donne sono mediamente più istruite e per ogni 100 uomini col titolo accademico, ce ne sono 155,8, guadagnano meno e sono più disoccupate. Nel 2013 in Italia risultava infatti disoccupato:

  • il 13,1% delle donne contro l’11,5% degli uomini.

Stanno di certo meglio altri paesi Europei, primo tra tutti la Germania dove la disoccupazione femminile è quasi  1/3 di quella italiana e il nostro Belpaese che si piazza infatti alla 22° posizione.

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Donne occupate per numero di figli: Italia fanalino di coda

Cosa dire poi del raffronto emblematico col nord Europa  se si considerano le madri lavoratrici analizzate rispetto al numero dei figli. Da questo, salta subito agli occhi che, nei cinque Paesi ai primi posti, le mamme che lavorano con tre bimbi superano sempre e comunque il totale delle lavoratrici italiane con uno. L’Italia è sempre al di sotto della media Ue in tutti i casi esaminati. Ecco un esempio emblematico della distanza del nostro paese con altri in tema di maternità e lavoro:

Le donne occupate con un solo bambino sono:

  • in Danimarca il 73 %
  • in Italia il 57,8%

Percentuali che salgono addirittura in altri paesi se i figli sono due:

  • in Danimarca se i pargoli sono due la percentuale di donne occupate è del 82,6%
  • in Italia si scende invece al 50,9%

Se i figli sono tre invece la percentuale di mamme impiegate è il :

  • 75,7% in Svezia
  • 70,5% in Slovenia
  • 63,8% nei Paesi Bassi
  • 57,5 % in Austria 
  • e solo il 35,5 % in Italia!

Ecco come si posiziona il nostro paese rispetto alla media dell’Unione Europea.

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Numero di donne nei ruoli chiave: il “gap” diventa “abisso”

Altra questione spinosa, su cui si dibatte a proposito della differenza retributiva riguarda i ruoli chiave. Si parla di Key man, ma quante sono le “Key lady“? Presidenti, componenti del consiglio di amministrazione, dirigenti. Quante donne ricoprono ruoli chiave e decisionali tra le le grandi società, i sindacati, media, etc…

Ebbene in questo caso il gap con gli uomini è ampissimo pensate che su 613 grandi aziende europee quotate in Borsa i:

  • presidenti delle società sono donne solo nel 7% dei casi
  • le componenti dei cda donne sono una media di 20 su 100
  • la media Ue di donne dirigenti è di 21 a 79

Ma in Italia, queste già bassissime percentuali, sono addirittura inferiori e il nostro paese si piazza infatti:

  • ha solo il 5% di presidenti donne
  • complessivamente il 24% di consiglieri di amministrazione donne
  • un rapporto tra le donne dirigenti e uomini pari  solo a 8 contro 92

La nazione che si piazza invece al di sopra della media europea, ma comunque ben al di sotto della sfiorabile parità numerica è la Francia con un rapporto di 33 donne dirigenti contro 67.

Per quel che riguarda le sole società quotate italiane,  c’è da annotare però un dato in crescita è nel raffronto col passato. Tra il 2008 e il 2014 anche grazie alla nuova normativa, l’incidenza femminile nei cda è passata dal 5,9% al 22,2%, si è passati cioè da 170 a 520 unità.

Anche nei sindacati, media, giudici di Cassazione i ruoli chiave rimangono saldamente in mano agli uomini. Solo dando un’occhiata alle tv pubbliche, l’Italia si piazza in 12° sui Ventotto stati membri con il 100% di dirigenti senior uomini e soltanto il 33% di manager donne.

Tra i tasti dolenti di sempre spicca inoltre la politica. In Europa ci sono:

  • solo 4  capi di governo donna e 5 capi di Stato.

In Italia la presenza femminile a tutti i livelli istituzionali è davvero scarsa. Al parlamento europeo le donne italiane non esprimono alcun vicepresidente, e nel governo Renzi:

  • nessuna donna è viceministro,
  • le sottosegretarie sono appena il 28,57%,
  • alla Camera dei deputati le presidenti di commissione sono il 7,14%
  • al Senato le presidenti di commissione solo un 14,29%

Ma dati ancor più impressionanti sono espressi dal numero di donne impegnate nella politica locale dove, nelle giunte regionali:

  • le presidenti rappresentano il 10%,
  • le vicepresidenti il 33,3%,
  • le donne assessore il 32,4%
  • le consiglieri il 15,6 per cento.

E nei nei Comuni italiani:

  • i sindaci donna non vanno oltre il 13,27%
  • gli assessori in rosa sono solo il 27,5%
  • le consigliere arrivano al 23,2 per cento. 


Care Unimamme, come vedete l’evoluzione di questa realtà nel prossimo futuro? Secondo voi in Italia cosa si dovrebbe fare per raggiungere maggiore parità tra uomo e donna sul lavoro?

(Fonte: Repubblica)

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