Mi sono accorta che a volte parlando del mio prendermi cura di Paola uso l’espressione “fare la mamma è un lavoro (e se vi quanto dovrebbe essere remunerato, leggete qui)”. Vi ricordate quel video virale di un po’ di tempo fa in cui un finto datore di lavoro proponeva un mestiere in cui bisogna essere presenti 24 ore al giorno, aver competenze di tutti i tipi, ma sopratutto gratis? Recentemente mi è capitato di leggere un articolo del Time in cui l’autrice Liz Pardue Schultz invece sostiene esattamente il contrario: fare la mamma non è un lavoro, ma un dono. Nessuno ti obbliga a farlo – certo, magari le circostanze della crisi economica non ti permettono di scegliere se perdi il posto di lavoro – però viverla così forse non è la maniera giusta.
E’ vero che essere genitori comporta delle enormi responsabilità e se vogliamo anche una posizione lavorativa importante ne pretende altrettante (soprattutto se dalle tue decisioni dipende la sorte di altre persone e delle loro famiglie), ma lo è altrettanto il fatto che crescere un’altra vita non ha nulla a che vedere con un mestiere. Qualsiasi esso sia. Ad esempio un lavoro ha degli orari stabiliti (beh, più o meno), spesso si ha a che fare con persone che poi non si frequentano nella vita privata, non si hanno cose in comune se non il luogo dove si lavora.
Fare la mamma invece è totalmente diverso. Vedi una persona che prima non esisteva evolversi davanti a te. Spesso come diventerà, la sua felicità, il suo modo di vedere le cose, dipenderanno da te, oltre che dal suo carattere. Mette un po’ paura vero? Io sono una mamma che sta molto con sua figlia, così come ci sta molto il suo papà. E’ stata una scelta d’amore, un progetto di vita che non mira a rendere Paola una “mammona”, ma che vuole invece starle vicina durante i suoi primi anni di vita. Con la dovuta autonomia, s’intende. Pur lavorando – e ci siamo scelti un lavoro da freelance proprio per non avere orari – cerchiamo di stare il più possibile insieme per dedicarle del tempo nelle sue attività. Certo, non sempre è facile e non sempre ci riusciamo (non nego che a volte Peppa Pig ci è venuta in aiuto), però ci crediamo.
Non è una cosa per tutti. Io stessa a volte mi sento in un frullatore mentre mia figlia richiede la mia attenzione e io sto scrivendo una consegna di lavoro. Perciò se pensate che non fa per voi, non fatelo. In rete ci sono fin troppi esempi di mamme che si lamentano continuamente per il fatto di non avere tempo per sé, mentre magari i mariti pensano che sia bello stare a casa tutto il giorno.
I nostri figli hanno bisogno del nostro tempo e personalmente ritengo che oltre al famoso “quality time” ci voglia anche la quantità. Non sempre questo è possibile. Però bisogna essere consapevoli. Se una mamma decide di stare a casa probabilmente è la soluzione giusta per lei. E questo nessuno dovrebbe metterlo in discussione. L’importante è trasmettere serenità ai figli non facendo vivere loro la situazione come un ripiego.
E voi unimamme cosa ne pensate?
(Fonte: time.com)
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