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I bambini sono “spugne” ma imparano solo a determinate condizioni, lo dice la scienza

Published by
Maria Sole Bosaia

Solitamente si dice che i bambini sono come delle piccole spugne capaci di assorbire nozioni dall’ambiente circostante, quasi come per magia, senza che nessuno intervenga, ma una recente ricerca scientifica denuncia che non è così semplice.

In realtà i piccoli non ricavano informazioni da qualcosa che è stata messa semplicemente lì davanti a loro, a meno che gli adulti non forniscano una spiegazione. Insomma l’apprendimento dei piccini non è così diretto come sembra, ecco perché.

Apprendimento dei bambini: non è così immediato come sembra

Il cuore dell’apprendimento dei più piccoli è la classificazione: capire che un oggetto può essere classificato è fondamentale per i bambini. Per esempio, nel caso di una mela: il bimbo sfrutterà le sue esperienze precedenti con le mele per sapere che l’oggetto che gli sta davanti è una mela e, per questo motivo, commestibile.

Sorge però spontanea una domanda: come fa un bimbo a intuire quali informazioni sono accessorie (una mela può essere verde, una rossa, ecc. ) e quali invece veritiere per l‘intera categoria mela (per esempio: che è commestibile)?

Questo è ciò che ha indagato un recente e interessante studio.

Bambini e apprendimento: uno studio

Per indagare il modo in cui i bambini apprendono queste nozioni i ricercatori sono partiti dal linguaggio che aiuta i piccoli a risolvere questo tipo di problemi. In modo particolare gli scienziati hanno testato la possibilità che i bambini siano ricettivi nei confronti degli insegnamenti degli adulti.

Se infatti un adulto sottolinea la proprietà di un oggetto a beneficio di un bimbo questi comprende che deve avere una certa importanza e che questa vale per tutti gli altri oggetti della categoria cui appartiene.

Ecco come si è svolto l‘esperimento:

  1. ad alcuni bambini di 4-5 anni sono stati mostrati alcune calamite
  2. è stato detto loro il nome, ossia magneti

successivamente sono stati fatti 3 diversi test

  1. nella condizione pedagogica il ricercatore ha detto: guardate, facendo vedere come la calamita tirava su delle graffette
  2. nella condizione intenzionale il ricercatore ha usato la calamita per tirare su delle graffette senza richiedere l’attenzione visiva del bimbo
  3. nella condizione accidentale lo scienziato ha finto di far cadere la calamita sulle graffette
  4. in tutte le condizioni il ricercatore ha alzato le graffette dicendo: “wow”
  5. poi ai bimbi sono stati sottoposti 16 oggetti ed è stato chiesto di stabilire quali fossero calamite e quali no, la metà erano simili a quella originaria, le altre di differenti colori, in aggiunto alcuni erano magnetici e altri no


 

Quindi la domanda era: quale tra i 2 aspetti sottoriportati  rendeva una calamita tale?

  1. il colore
  2. la funzione

L’esperimento ha mostrato che i bambini erano molto sensibili all’insegnamento non verbale.

Quando l’adulto ha mostrato come il magnetismo sia una caratteristica della calamita e ha messo in chiaro che le sue azioni erano a beneficio del bambino allora quest’ultimo ha intuito che il magnetismo era proprio un tratto essenziale dell’oggetto.

Questo studio può fare molto per i bambini in età prescolare e i loro genitori, i bimbi infatti anche se vivono in un ambiente ricco di stimoli non imparano a meno che un adulto non si impegni a spiegargli il mondo circostante.

Come in tanti aspetti dell’educazione e formazione dei bambini, come per esempio il linguaggio i piccoli non vanno abbandonati a loro stessi, ma continuamente stimolati.

Unimamme e voi cosa ne pensate di questi risultati?

Vi spingeranno a dedicare più attenzione all’apprendimento dei vostri piccoli?

Dite la vostra se vi va.

 

(Fonte: Real Clear Education)

Maria Sole Bosaia

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