Mia figlia Paola è stata cresciuta a colpi di biberon. Ciò fa di me una madre snaturata? Per molte forse, per me no. Ho scelto con tanti sensi di colpa di non allattare, ma a parer mio è stata la cosa migliore che potessi fare per mia figlia. Non sono una mamma di serie B, eppure a distanza di due anni so che mi ritroverò a dover “combattere” con le ostetriche quando dirò – dopo il secondo parto – che il mio latte sarà a scadenza. Sono perfettamente consapevole dei benefici del latte materno, ma secondo me la maternità – così come il parto – devono essere taylor made, cioè fatti a misura di madre. Eppure vedo ancora molti estremismi, soprattutto tra i gruppi on line che frequento, e la cosa mi lascia perplessa. Evidentemente quando si diventa madri la solidarietà femminile viene meno, convinti che la propria scelta sia la migliore in assoluto: no, non lo è. Lo è per me.
Per questo leggevo con molto interesse un articolo apparso su di D di Repubblica in cui una donna ha chiaramente detto: “Non ho allattato e allora?” e mi trova per molti passaggi d’accordo. Di sciuparmi il seno a me non frega niente, non è un fattore estetico, ma emotivo. Io so che l’allattamento a richiesta per almeno sei mesi non fa per me. Questo perché so riconoscere i miei limiti e so – perché ci sono già passata – che lo vivrei come una frustrazione e con nervosismo. Non sono d’accordo sulle risposte standardizzate: “Ma guarda che è un momento bellissimo, di condivisione tra te e il tuo bambino“, “E’ un grande regalo“, “Rimpiangerai di non averlo fatto“. Perché so cosa vuol dire guardare con astio tuo figlio appena nato che piange disperato perché ha fame e al tempo stesso non si attacca al seno. Ci passano tutte? Bene, io credo che se una non sia sufficientemente motivata non abbia senso andare avanti.
Una mia amica psicologa mi ha detto: “Il nutrimento non è solo quello del latte”. E tutto ciò mi ha rimandato ad un vecchio esperimento che avevano condotto alcuni scienziati su dei cuccioli di scimmia privati della madre: gli studiosi avevano notato che i cuccioli ricercavano nel surrogato di mamma creato per l’esperimento una risposta emotiva, non tanto colei che dava loro da mangiare. Trasferendo lo stesso concetto sugli esseri umani, la penso allo stesso modo: una mamma deve essere in grado di prendersi cura del proprio bambino al meglio delle sue possibilità. Non è egoismo. E’ capire che cosa è meglio per stare bene. E’ vero che l’allattamento al seno può prevenire la depressione post partum, ma nel mio caso la costrizione che vivevo nel tirarmi il latte e a stare chiusa in casa perché mi sentivo un’incapace è stato uno dei motivi della malattia. Ne sono certa.
Meglio che ognuna scelga autonomamente. Ascoltandosi, cercando di capire qual è la sua idea di maternità. Volete allattare fino a quando ve la sentite? Fatelo. Non volete farlo? Non fatelo. I figli sereni sono il frutto di una madre e di un padre sereni. Perché io sono sicura che molte madri che stanno allattando non vedano l’ora di smettere, solo che lo confidano a Facebook e non a se stesse.
E voi unimamme, cosa ne pensate?
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