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Il latte artificiale rivalutato da una ricerca: può avere piu’ benefici del latte materno nel lungo periodo.

Published by
Maria Sole Bosaia

 

Fino a questo momento il latte materno è stato considerato il migliore in assoluto, rispetto a quello artificiale dato con il biberon, ma ora una ricerca condotta dalla dottoressa Cynthia Colen della Ohio State University, mette in discussione tutto ciò.

Secondo i risultati della sua accurata indagine i risultati delle proprietà benefiche dell’allattamento al seno sarebbero sovrastimati.

Latte artificiale: presenta benefici inaspettati

L’indagine condotta dalla Colen risulta molto interessante perché ha studiato gli effetti dei diversi tipi di allattamento sui bambini dai 4 ai 14 anni, quando invece solitamente queste ricerche si concentrano sui neonati e i più piccoli.

Inoltre ricerche precedenti soffrono per alcuni pregiudizi per quanto riguarda la selezione del campione. Per esempio non hanno tenuto statisticamente conto di fattori come:

  1. razza
  2. età
  3. reddito famigliare
  4. tipo di impiego della mamma

tutti aspetti che invece sono stati considerati dalla Colen.

“Mamme con maggiori risorse, con alti livelli di istruzione e alto reddito e una maggior flessibilità nella loro agenda giornaliera hanno maggior probabilità di allattare i figli più a lungo” riferisce la scienziata.

I funzionari della sanità federale hanno dichiarato l’allattamento al seno per almeno 6 mesi una priorità nazionale, insistendo molto su questo punto con diverse campagne che potrebbero finire con lo stigmatizzare invece chi non ci riesce o non vuole.

“Io non sto sostenendo che l’allattamento al seno non sia vantaggioso soprattutto per incrementare la nutrizione e l’immunità dei neonati, ma se vogliamo davvero aumentare la salute di mamme e bambini dobbiamo focalizzarci sulle cose che si possono fare davvero e che sul lungo termine portano questi risultati come: cure sovvenzionate, un miglioramento delle politiche di congedo, più opportunità di lavoro per le mamme con un basso salario” riferisce la ricercatrice.

Per le sue ricerche Cynthia Colen ha utilizzato dati provenienti da uno studio longitudinale del 1979 appartenente al National Longitudinal Survey of Youth (NLSY), ovvero un campione rappresentativo di giovani uomini e donne che avevano tra i 14 e i 22 anni nel 1979  e i risultati di un’altra indagine del NLSY condotta tra il 1986 e il 2010 condotta su bambini nati nella coorte (gruppo) considerata nel 1979.

I piccoli avevano un’età tra i 4 e i 14 anni nel periodo osservato.

La ricerca sul latte artificiale

Ecco come si è svolto lo studio:

  1. sono stati analizzati 8237 bambini
  2. 7319 erano fratelli
  3. 1773 erano coppie discordanti di fratelli o in cui uno fosse stato allattato al seno e uno con la bottiglia
  4. i bambini allattati in modo diverso erano il 25% dei fratelli in tutto il campione

Per ogni campione i ricercatori hanno cercato delle risposte a due domande fondamentali:

  1. c’era almeno 1 bimbo allattato al seno
  2. e se sì quanto è durato l’allattamento al seno?

Lo studio ha misurato 11 indicatori simili ad altre ricerche sull’argomento:

  1. indice di massa corporea
  2. obesità
  3. asma
  4. iperattività
  5. attaccamento ai genitori
  6. conformità di comportamento
  7. predizione di risultati accademici nel linguaggio, riconoscimento della lettura, abilità matematiche, intelligenza e competenza

L’analisi dei campioni di adulti e dei bambini attraverso le famiglie ha visto l’allattamento al seno trionfare su quello artificiale in diversi settori come:

  1. massa corporea
  2. iperattività
  3. abilità matematiche
  4. lettura
  5. vocabolario, identificazione delle parole
  6. competenza scolastica
  7. obesità

Quando si è spostata l‘osservazione sui  fratelli allattati in modo diverso è emerso che le differenze non erano così notevoli. La miglior prestazione dell’allattamento al seno si ridurrebbe praticamente e o in almeno 10 indicatori.

In modo particolare per l’asma i bambini che erano stati allattati al seno presentavano un indice più alto di rischio per questo problema, per quanto riguarda invece la massa corporea i benefici dell’allattamento al seno erano diminuiti del 66%.

Anche i benefici dell’allattamento al seno erano diminuiti per percentuali tra il 69 e il 29% per quanto riguarda:

  1. matematica
  2. lettura
  3. vocabolario
  4. intelligenza

Queste stesse discrepanze sono state poi ribadite nella successiva analisi degli effetti a lungo termine dell’allattamento al seno.

“Se dunque l’allattamento al seno, nel lungo termine non ha i risultati sperati, allora, nel breve termine dovremmo concentrarci su altre cose” invita la Colen.

La ricercatrice sottolinea che invece di incolpare le mamme che non possono o non riescono ad allattare al seno si dovrebbero rivedere le modalità di sostegno alla maternità.

Unimamme e voi cosa ne pensate di questi risultati e delle osservazioni della Colen? Noi speriamo che tale ricerca possa “calmare le acque” in cui spesso nuotano mamme che allattano al seno e mamme che per diversi motivi allattano con il biberon. Dobbiamo convincerci una volta per tutte che non è il modo in cui allattiamo che ci rende piu’ o meno mamme. Siete d’accordo?

 

 

(Fonte: The Ohio State University)

Maria Sole Bosaia

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