Papà pedofili: il dramma delle false accuse nelle separazioni conflittuali e le conseguenze sui figli

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E’ risaputo che quando una coppia si separa spesso a pagarne le conseguenze sono i figli, a meno che i genitori non si impegnino in tal senso, ponendo il benessere e la tranquillità dei figli come loro comune priorità.

In realtà, leggendo un articolo del Fatto Quotidiano sulle separazioni conflittuali si rimane sorpresi apprendendo alcuni dati in merito alle dispute legali. Accade infatti che in una grossa percentuale di separazioni conflittuali si assiste spesso all’eliminazione della figura paterna. In che modo? Sparando la cosiddetta pallottola d’argento, ossia lanciando false accuse di abusi sessuali e maltrattamenti, ma che possono davvero uccidere.

Negli ultimi anni sono infatti drammaticamente aumentate le denunce di abuso nel corso delle cause di separazione o dopo, in caso di conflitti tra ex-coniugi per decisioni riguardanti i figli, come il mantenimento, la residenza, ecc.

Si tratta di un fenomeno non solo italiano, ma secondo la denuncia del Telefono Azzurro, il numero di false accuse di abuso risulta essere maggiore di quelle di abusi reali.

La “pallottola d’argento” sparata sui papà

La “pallottola d’argento”, la falsa accusa di abuso sessuale, è così chiamata perchè basta il sospetto per allontanare il genitore accusato, per periodi oltretutto lunghi considerando i tempi della giustizia. Inoltre anche se alla fine dell’iter giudizionario viene provata l’innocenza e l’accusato viene assolto, rimane nell’opionione pubblica (parenti, amici per primi) il sospetto o il dubbio.

Inoltre, una falsa accusa non tocca solo il genitore accusato, ma anche e soprattutto i figli.

Anna Oliverio Ferraris docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma, spiega i motivi per cui un bambino potrebbe mentire, tra cui:

  • la paura di ritorsioni
  • il rapporto tra i genitori separati
  • il bisogno di attirare su di sé l’attenzione
  • ricordi contaminati da interpretazioni e suggerimenti forniti dall’altro genitore.

La dottoressa fornisce anche un esempio dello scenario tipico di come si possa “generare” un falso abuso, parlando di costruzione progressiva:”Il bambino mostra un disagio che sembra aumentare prima e dopo le visite dal padre. Come spiega Yves-Hiram Haesevoets (1999), la madre è convinta che questo malessere sia la conseguenza di approcci malsani e comunica un sentimento di allarme al figlio (o figlia), senza considerare che il malessere può essere causato dalla separazione dei genitori e non da motivi ulteriori. Parlando con il figlio, o di fronte a lui, la madre insinua dubbi su certi comportamenti “inadeguati” del padre e il bambino viene man mano contagiato dalle domande che lei gli pone dopo le visite, dalle reazioni di lei, dalla maniera in cui lei lo guarda, cosicché, alla fine, può arrivare a dire ciò che lei si attende da lui. Le affermazioni del bambino potranno sembrare spontanee a chi in seguito dovrà interrogano, in realtà lui (lei) dirà a sua insaputa ciò che la madre, con i suoi atteggiamenti e le sue ansie, ha insinuato nella sua mente.”

Le conseguenze nei bambini delle denunce di falsi abusi

Dopo che un genitore ha denunciato l’ex compagno, è il bambino che deve però provare i fatti, diventando così l’accusatore e di conseguenza il “distruttore” del genitore accusato. Egli dovrà affrontare discorsi su argomenti scomodi, ascoltare termini nuovi e cambierà quindi il suo approccio alla sessualità.

Anche in caso di esito favorevole al genitore accusato, rimane nei figli il segno del percorso vissuto: la tensione, le domande, le confidenze vere e quelle inventate. La dottoressa parla addirittura di ricerche secondo le quali le conseguenze a livello psicologico per i bambini divenuti “accusatori”  di falsi abusi sessuali sono le stesse subite dai bambini vittime di reali abusi sessuali

Di fronte ai numeri (in Italia nel 2007 ben l’80% delle vittime di accusa di abuso sessuale è rappresentato dai papà separati, risultanti poi innocenti nel 92,4% dei casi) la Presidente del Tribunale dei Minorenni di Roma, Melita Cavallo, ha dichiarato: “ Purtroppo molte madri accusano i padri di tali condotte così allarmanti quando vogliono che si interrompa il rapporto con il padre, perché all’inizio il Giudice non sa e deve accertare, e molto spesso si ha l’interruzione dei rapporti. E quindi è uno strumento nelle mani di alcuni avvocati che suggeriscono questa strategia di intervento per distanziare il bambino dal padre”. Basterebbe che la magistratura trattasse questa linea di condotta come un sistema criminale perché vengano scoraggiati ad usarlo sedicenti avvocati matrimonialisti e mogli ansiose di distruggere l’ex.

In un Paese dove la donna fatica ad affermare un suo ruolo sociale, oltre i confini  del ruolo genitoriale, si rimane perplessi davanti a tanta iniquità nei divorzi. Ci sono padri che vengono esautorati dal ruolo solo per colpa dei conflitti insanabili con la moglie, grazie ad un retaggio culturale datato che vede la donna come unica figura in grado (e in diritto) di poter crescere da sola i figli in caso di divorzio. In un’epoca di discussione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso (e non c’è nessun tono discriminatorio in questa affermazione) è giunto il momento di cambiare registro anche nelle separazioni conflittuali.

E voi cari Unigenitori che ne pensate? Credete sia giusto e soprattutto sano segnare 2 esistenze per sempre?

 

( Fonte Il Fatto Quotidiano/Alienazione.genitoriale.com)

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