Quando si comincia lo svezzamento ci si preoccupa di quali alimenti introdurre per impedire l’insorgere di allergie che spesso colpiscono i bambini.
Solitamente si evitano:
Un recente studio pubblicato su: New England Journal of Medicine cambia però questo ritenuto corretto fino adesso.
Ecco come si è svolta questa “rivoluzionaria” ricerca:
Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, sottolinea l’importanza di questa scoperta: “è la prima volta che viene data chiara dimostrazione sperimentale dell’effetto protettivo dell’introduzione precoce dei cibi nei confronti delle allergie alimentari”.
Nonostante si tratti di una scoperta molto importante, dovranno essere svolti altri studi più approfonditi per scoprire:
Infine non è ancora sicuro se questa strategia possa avere gli stessi effetti positivi con altri alimenti. Sempre Fiocchi dichiara che ciascun alimento dovrà essere valutato di per sé, ma che, per esempio l’allergia all’uovo non dipende dal periodo in cui viene inserito, mentre per il latte di mucca è consigliabile attendere 6 mesi di vita.
Anche il dottor Giorgio Longo esperto di Uppa.it rimarca che tutte le varie precauzioni prese per lo svezzamento dei piccoli non sono solo inutili, ma addirittura dannose.
L’intestino del bimbo, anche a pochi mesi di età, diventa permeabile alle sostanze che gli vengono somministrate, le assorbe, sviluppando tolleranza nei loro confronti.
Se però il contatto tra intestino e alimenti avviene troppo tardi, la parete intestinale, che nel frattempo si è formata, diventa meno capace di “fraternizzare con le nuove sostante” favorendo lo sviluppo di allergie.
Per quanto riguarda l’uovo, da una ricerca compiuta in Australia, questo risulta essere, in 3 casi su 4, l’elemento critico.
“Le cause non sono chiare, ma è probabile che accada qualcosa durante la gravidanza, dato che questa allergia si sviluppa già nella vita prenatale“ spiega l’esperto.
In America invece l’allergia alle arachidi è quadruplicata in 13 anni, mentre in Italia resta rara.
Purtroppo prevenire è difficile, solo per quanto riguarda il latte vaccino si può intervenire.
“Le donne che usano il biberon possono ridurre anche del 50% il rischio che il figlio sviluppi l’allergia scegliendo le formule idrolizzate estensive” dichiara Fiocchi.
Solitamente viene suggerito di eliminare dalla dieta, una volta individuato, l’elemento disturbante.
Sempre il dottor Longo suggerisce di allattare il bimbo col latte materno e, successivamente, non appena lui comincia a richiederlo, somministrargli i cibi che si consumano abitualmente in famiglia.
Una terapia che attualmente è in via sperimentale per chi ha già contratto delle allergie è quella di desensibilizzazione che riguarda la somministrazione di quantità crescenti dell’elemento responsabile e che per il momento sta dando i suoi frutti con:
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