Dalla leucemia si può guarire e l’impegno della ricerca nello studio di cure rivolte ai bambini ammalati sono diverse. Di recente abbiamo parlato del grande lavoro dell’associazione “Quelli che con Luca” che ha reso possibile la sperimentazione della terapia genica anche in Italia.
La storia che vi raccontiamo è il coronamento magnifico di una doppia vittoria, quella di Leonardo, un giovanissimo campione nella vita e nello sport.
La vittoria di Leonardo: guarisce dalla leucemia e vince nel canottaggio.
I suoi due primi fan, mamma Daniela e papà Marco, applaudono commossi tra le centinaia di persone presenti al lago di Piediluco. Leonardo è sul podio e stringe al collo una medaglia d’argento che solo due anni fa nessuno avrebbe mai pensato avrebbe potuto indossare. Invece Leo è lì e ad abbracciarlo c’è anche Giuseppe Abbagnale, il mitico pluricampione olimpico e mondiale ed ora presidente della Federcanottaggio, che ha seguito sin dall’inizio la storia di questo piccolo campione.
Giugno 2012, sul corpo bollicine violacee: “è una violenta leucemia”
Il dramma di Leo e della sua famiglia è esploso solo tre anni fa, a giugno del 2012. All’improvviso il corpo di Leonardo si riempie di bollicine violacee e così la corsa all’Ospedale Bambino Gesù. Si tratta di leucemia, una delle forme più violente. Inizia così il calvario per questo piccolo ragazzo appena dodicenne.
Cominciano lunghissime settimane di ricoveri, la chemioterapia, il cortisone. La terapia che per arrivare ad azzerare quei globuli bianchi malati presenti nel sangue ma che risucchia completamente corpo e anima con le infezioni, la febbre altissima, la mancanza totale di forze, l’inappetenza, umore azzerato misto alla terribile paura di non farcela.
Finalmente un primo spiraglio di luce. Le terapie cominciano ad avere effetto e le condizioni cliniche e fisiche di Leonardo di stabilizzano e sia apre la possibilità di pensare al trapianto di midollo. Al Bambino Gesù la famiglia sceglie di seguire un protocollo sperimentale adottato dal prof. Locatelli, primario di Ematologia e Oncologia.
Il passaggio successivo prevede il check di un midollo compatibile nella banca dei donatori. Questo, viene rintracciato in Germania, ma l’opportunità di ricevere la donazione sfuma e si riaccendono d’un colpo i timori.
La donazione “made in family”: Leo guarisce dalla leucemia grazie alle cellule del papà
Alla fine si decide. Marco donerà al figlio le sue cellule. Sarà il 45esimo caso di donazione “made in family”, una procedura che usa il midollo di uno dei genitori per il trapianto. Un rivoluzionario macchinario del Bambino Gesù preleva, centrifuga e ripulisce le cellule del papà prima del trapianto che riesce perfettamente.
Inizia una nuova strada per Leo e la sua famiglia, quella delicatissima e lenta strada verso la guarigione e che prevede severi accorgimenti:
- dieta controllatissima
- mascherina quando si esce di casa
- severi controlli periodici
Ma il fisico atletico di Leo ed il suo atteggiamento sportivo vincono su tutto.
<<Quando mi ha detto: “Puoi tornare ad allenarti, non ci sono più ostacoli”, solo allora ho capito di essere veramente guarito, di avercela fatta>> racconta adesso Leonardo col sorriso dell’immensa la felicità.
Oggi quella medaglia d’argento è il simbolo della sua vittoria, della vittoria più bella. Una gioia immensa, lì sul podio che insegna a tutti cosa significa davvero una frase spesso detta e a volte abusata: “vedere la luce in fondo al tunnel”.
Care Unimamme, all’Ospedale Bambino Gesù delle magliette con la scritta “Forza Leo” hanno incoraggiato questo giovane battagliero, la indossiamo virtualmente anche noi per fare un augurio immenso a questo piccolo grande campione di sport e di vita e per lanciare un messaggio di incoraggiamento e speranza ai bimbi e le famiglie che stanno giocando questa durissima partita.