Quando fotografi le persone, a volte sembra che lo scatto arrivi a rubare qualcosa di loro. Una essenza, un pezzetto d’anima, un respiro. Guardando questa immagine realizzata dal fotografo italiano Alex Masi si percepisce forte questa emozione.
Alex Masi è nato in Italia ma attualmente vive a Londra e con questa immagine è riuscito a cambiare la sua vita e quella di questa ragazzina indiana, inconsapevole soggetto della pluripremiata immagine. Quel click nato il 24 agosto del 2009 a Bhopal, la Città detta dei “sette laghi” ha innescato i cambiamenti altrimenti difficili da immaginare per sé e per la sua famiglia.
Nel 1984 la disastrosa perdita di gas che aveva colpito l’area di Bhopal ha causato oltre 3500 morti immediati e più di 550mila persone sono rimaste colpite dagli effetti di quello che è stato uno dei disastri industriali peggiori della storia. Alex si trova a Bhopal per fotografare tutto questo e quel giorno il suo obiettivo era rivolto a Sachin Jatev, affetto da paralisi e deformità scheletrica probabilmente a causa dell’incidente industriale era il suo soggetto. Ma…,
“Cominciò a piovere molto forte. Era da un po’ che non pioveva, quindi le reazioni dei bambini furono un po’ pazze. In quel momento ho immortalato Poonam, la sorella minore di Sachin, mentre si rinfrescava sotto la pioggia. Avevo trovato riparo sotto delle lamiere di plastica e mi trovavo proprio di fronte a lei. Appena si accorse che la stavo fotografando, fuggì”.
Pooham ha sette anni, è in mezzo al fango e col viso rivolto al cielo in maniera estatica. Un potere espressivo che trasforma i toni scuri della foto in un bianco che quasi rinfresca. Nel 2011 l’immagine vince il Photographers Giving Back Photo Award, il premio creato allo scopo di aiutare i soggetti delle migliori fotografie presentate costretti a vivere in condizioni difficili. Una somma di 5000 dollari, che ha cambiato la vita di Poonam e della sua famiglia, oltre che dello stesso autore dello scatto.
“Quando arrivai per la prima volta da loro provai a spiegargli che non avrei potuto aiutarli direttamente ma che, se mi avessero lasciato scattare delle foto, forse qualcuno gli avrebbe dato una mano. Io sono il ponte tra i lettori e i soggetti. È questo il mio ruolo. Cerco di non dare alle persone l’idea che le mie foto cambieranno la loro vita ma, in questo caso, è quello che è successo”. – ha commentato Alex.
Alex Masi, come si legge sull’Indipendent, decide di non affidare direttamente alla famiglia la somma vinta ma insieme a loro e ad un traduttore decide di trovare i mezzi per farli uscire dalla povertà attraverso un progetto di più lungo periodo.
Così una casa in mattoni sostituisce la baracca di terra e fango in cui vivevano e viene acquistato un carro grazie al quale il padre di Poonam ha iniziato a vendere gli ortaggi da lui prodotti anziché lavorare come bracciante. La loro qualità di vita è subito migliorata sia per le nuove condizioni dell’abitazione sia perché grazie al carro il guadagno del papà si è raddoppiato!
Poonam non è l’unica figlia, così Alex si è concentrato anche su Ravi, il fratello maggiore, e Jyoti.
“Ravi da tempo aveva deciso di lavorare, ed è stata una scelta che abbiamo voluto rispettare. Ma le sue sorelline sono ancora in età scolare, quindi abbiamo deciso che avremmo provveduto alla loro educazione. “
Le bambine sono state iscritte ad una piccola scuola privata, ma si sta lavorando anche qui a lungo raggio per cercare di avviare una ONG che permetta agli altri bambini sfortunati di frequentare una scuola.Alex nella stessa intervista all’Indipendent ha raccontato anche come la fotografia e la vincita di questo premio abbia anche trasformato la sua vita.
Care Unimamme, vi lasciamo con le parole di questo italiano in giro per il mondo nella realizzazione della sua passione e di un futuro migliore per molte persone.
“Dopo aver speso i 5mila dollari iniziali mi sono reso conto che c’era ancora molto da fare, ma ho potuto vedere con i miei occhi come la vita di quella famiglia fosse davvero cambiata. Voglio continuare ad essere coinvolto, voglio vederli crescere. Con loro discutiamo di tutto: non gli diciamo cosa devono fare, glielo chiediamo.”
“Passo gran parte del mio tempo ad assistere impotente alle vite di persone disperate in Iraq, in Afghanistan, in Nigeria. Questa impresa mi permette di assistere all’altro lato della medaglia, a quelle situazioni in cui le persone riescono a rialzarsi dopo aver subito un duro colpo. Mi aiuta a scaricare la tensione e mi dimostra che il mio lavoro può davvero cambiare le cose”.
E voi, avete amato questo scatto? Avete amato questa storia? Diteci la vostra se vi va.
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