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Una mamma cerca di abortire perché non c’è battito: la bambina sopravvive FOTO

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Maria Sole Bosaia

 

Unimamme, la storia che stiamo per raccontarvi ha dell’incredibile, ma è quanto accaduto a una coppia inglese in attesa di un figlio e che mai si sarebbe sognata di essere protagonista di una vicenda simile.

Catherine ed Andrew, suo marito, desideravano dare un fratellino o una sorellina al loro primogenito Thomas e, dopo aver avuto una prima gravidanza nella norma, non avevano ragione di credere che avrebbero avuto problemi.

Dal momento che la donna aveva dei cicli mestruali irregolari ed era insicura sul numero di settimane da cui era incinta, la sua ostetrica le ha consigliato di effettuare una scansione con il sonografo.

Solo che dopo pochi minuti dall’inizio della procedura il tecnico le ha rivelato che c’era qualcosa che non andava.

Aborto: un caso incredibile

“Non riusciva a trovare nessun battito e credeva che la gravidanza avesse già cominciato a disintegrarsi. Mi hanno detto che avevo 3 opzioni: potevo lasciare che l’aborto avvenisse naturalmente, ci avrebbe impiegato settimane, avrei potuto avere una dilatazione e un raschiamento (un’operazione sotto anestesia generale per svuotare l’utero) o avrei potuto prendere una pillola per indurre l’aborto” ricorda Catherine.

La donna ha deciso per la pillola perché così avrebbe potuto tornare a casa dal figlio. Con essa avrebbe bloccato l’ormone progesterone rompendo il rivestimento dell’utero.

 

Infine, due giorni dopo Catherine sarebbe dovuta tornare in ospedale per la fase finale.

La sera stessa, dopo aver ingerito il farmaco la donna ha cominciato a sanguinare copiosamente ma ha pensato che fosse per l’effetto di ciò che aveva ingerito.

Prima di prendere il secondo farmaco Catherine ha effettuato un’altra scansione. Chi mi stava praticando la scansione è sembrata sconcertata. Se n’è andata ed è tornata con un collega che ha indicato qualcosa sullo schermo“.

Ed è stato a quel punto che l’hanno informata che si sentiva un battito cardiaco e che era a circa 7 settimane di gravidanza.

Ero stupita e felice. Ma qualche secondo più tardi sono stata colpita da un vero shock pensando al farmaco che avevo ingerito e che avrebbe potuto nuocere al mio bambino” ha riferito la donna.

Un consulente poi ha spiegato alla coppia che a seguito del farmaco preso e il possibile danno al piccolo c’era ancora la possibilità di proseguire con l’aborto.

“Non ho preso in considerazione questa opzione neppure un momento dopo aver visto il battito cardiaco del mio bimbo” ha aggiunto Catherine.

Dal momento che lo scopo del farmaco era quello di espellere l’embrione dall’utero i medici non potevano garantire che ciò non sarebbe accaduto comunque di lì a poco.

Dal momento che avevo sanguinato tanto mi hanno detto che forse portavo in grembo dei gemelli e ne avevo abortito uno. Si è trattato di qualcosa di sconvolgente, è straziante sapere che potrei aver perso un figlio per questo motivo. E adesso sono terrorizzata dall’idea di poter perdere anche questo sottolinea questa mamma, affranta.

Ora la donna porta avanti la gravidanza, ma con molta ansia pensando che ogni piccola fitta sia un principio di aborto.

Essere ancora incinta per me è un miracolo, ma non sono in grado di rilassarmi” ha dichiarato Catherine.

Ora vorrei aver chiesto un’altra ecografia sopratutto perché non avevo avuto nessun altro segnale che mi avesse indicato che c’era qualcosa che non andava. Ho avuto fiducia nei medici. Mi hanno dato dei volantini in cui si spiega che quello che ho assunto potrebbe essere collegato a difetti di nascita. Alcuni potrebbe non essere immediatamente palesi, si mostreranno mentre nostra figlia crescerà. Sono contenta che stia crescendo bene, mi dicono che è tutto nella norma e io sono felice di sentirla scalciare. I medici però non possono controllare tutto” rimarca Catherine.

Dopo la sua esperienza Catherine tenta di gettarsi tutto alle spalle e di pensare in positivo, ma ci sono momenti in cui viene presa dallo sconforto e pensa il peggio.

“Ci siamo trovati in una situazione da incubo in cui non ci saremmo mai dovuti trovare. Speriamo solo che parlare di tutto ciò eviterà ad altri di soffrire come noi” ha concluso questa coraggiosa mamma.

 Unimamme, noi speriamo ardentemente che per Catherine e sua figlia vada tutto per il meglio.

La storia di Catherine ci ricorda quella di Maria, un’altra mamma che ha avuto un’esperienza simile. A volte una seconda ecografia sarebbe davvero necessaria!

Cosa ne pensate?

 

 

Maria Sole Bosaia

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