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Ragazzo picchiato e cosparso di benzina dai famigliari perché omosessuale

Published by
Maria Sole Bosaia

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Unimamme, l’omofobia continua ad essere diffusa nel mondo e le cronache non smettono di ricordarcelo.

In Azerbaigian, per esempio, un ragazzo diciottenne di nome Malik (nome di fantasia) è stato picchiato selvaggiamente dalla sua famiglia che gli ha versato anche della benzina addosso per bruciarlo vivo dopo aver saputo che il giovane era omosessuale.

Per  2 mesi il ragazzo aveva ricevuto minacce su Facebook da una persona rimasta sconosciuta che ha poi inviato alla famiglia una foto del giovane mentre partecipava a un gay pride.

Ora Malik è al sicuro, dopo essere riuscito a scappare, ma spera di trovare rifugio in un Paese meno intollerante del suo.

In Azerbaigian essere omosessuale non è più un reato dal 2000 e la sua costituzione proclama “‘l’eguaglianza di tutte le persone”, purtroppo però la gran parte della popolazione musulmana è molto conservatrice non è tollerante nei confronti dei gay.

Secondo le LGBT dell’Azerbaigian il 90% degli omosessuali di questo Paese è costretto a nascondere la propria vera identità per tutta la vita.

Violenze e discriminazioni sul lavoro sono all’ordine del giorno e gli omosessuali non vengono tutelati dalla polizia che tende invece ad essere indulgente con gli omofobi.

Il 22 gennaio di quest’anno l’Azerbaigian è stato teatro di un altro dramma, il suicidio di Isa Shakhmarli, ventenne leader del Gruppo LGBT liberi dell’Azerbaigian.

Il caso di Shakhmarli, suicidatosi impiccandosi con una bandiera arcobaleno e lasciando questa scritta: “questo mondo non è abbastanza colorato per me”, ha scosso profondamente la comunità portando gli omosessuali a chiedere una legge a protezione delle minoranze sessuali.

Purtroppo però il funerale di Shakhmarli è diventato scenario di un altro orribile episodio di omofobia.

Gli abitanti della zona infatti hanno lanciato pietre sulle auto dei partecipanti perché non desideravano che l’uomo fosse sepolto nel cimitero poiché omosessuale.

Amnesty riporta che ci sono ancora 78 Paesi nel mondo dove l’omosessualità è reato. In 7 di questi:

  1. Arabia Saudita
  2. Iran
  3. Mauritania
  4. Sudan
  5. Yemen
  6. Nigeria
  7. Somalia (nelle zone meridionali)

vi è addirittura la pena di morte.

Unimamme, questa storia ci ricorda quella di una mamma americana che non riusciva ad accettare il figlio omosessuale per via della propria fede e che si è ricreduta solo quando ormai era troppo tardi.

Voi cosa ne pensate di questo tema? Cosa fareste se uno dei vostri figli vi confessasse di essere omosessuale?

 

 

 

(Fonte: The Post Internazionale.it)

Maria Sole Bosaia

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