Quando una donna diventa madre spesso è costretta a scegliere se continuare a lavorare oppure rimanere a casa ad accudire i figli. Purtroppo nel nostro Paese la maternità è tutelata pochissimo (ora il Governo Renzi ha varato il famoso Bonus bebè, ma bisognerebbe fare di più) e per questo carriera e bambini possono non andare d’accordo.
Eppure, come sottolinea il rapporto Istat 2014, cresce il numero di famiglie in cui le donne sono costrette a tenerselo stretto il proprio lavoro perché sono le uniche a portare a casa uno stipendio.
Se un tempo era l’uomo a provvedere al benessere e al mantenimento del nucleo famigliare, oggi pare che i ruoli si siano – se non invertiti – per lo meno parificati. Secondo infatti il nuovo rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica infatti cresce a 2,4 milioni l’esercito delle donne sul cui stipendio si fonda l’economia famigliare pari al 12,9%. Il numero è aumentato in maniera evidente, considerando che solo nel 2008, quindi neanche 10 anni fa, la percentuale era del 9,6%, ovvero 1 milione e 730 mila.
Il problema è che per trovare un lavoro quando se ne perde uno passano in media 2 anni. Un arco di tempo spaventoso, soprattutto se a perdere l’impiego sono lavoratori non più giovanissimi e ancora lontani dalla tanto agoniata pensione.
Non va molto meglio ai giovani, che per trovare un impiego impiegano circa 36 mesi, cioè la bellezza di 3 anni prima di poter essere inseriti nel mercato del primo lavoro. D’altronde, risulta irregolare più di un occupato su 10, cosa che non fa ben sperare per il futuro.
E voi unimamme? Siete una di quelle donne sul cui lavoro si erge il bilancio famigliare? E nel caso: la vostra è stata una scelta voluta o subìta? Raccontateci!
(Fonte: Corriere.it)
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