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La dieta della mamma in gravidanza influisce sulle preferenze dei figli?

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Maria Sole Bosaia

Dal primo momento in cui una donna rimane incinta viene bombardata con consigli su cosa dovrebbe o non dovrebbe mangiare.

Dal momento però che mamme e feto sono strettamente collegati, un quesito interessante è scoprire se le scelte alimentari della mamma possono influenzare quelle del figlio in futuro.

Bambini che nascono con uno strano odore

Il primo accenno dell’influenza della dieta della mamma sul bambino arriva da alcune relazioni dagli ospedali secondo le quali i neonati avevano presentavano odori particolari alla nascita.

Una famosa serie di casi studiati proviene da un team israeliano che descrive 4 neonati con odori distintivi che ricordavano quello che aveva mangiato la mamma durante il pasto precedente il parto:

  • 2 mamme hanno dato alla luce bimbo che sapevano di cumino: le mamme hanno riferito di aver mangiato, in quei giorni, una salsa calda mediorientale contenente appunto cumino, aglio, sale, olio e pepe
  • un terzo bambino sapeva di fieno greco: la mamma infatti aveva mangiato un piatto yemenita contenente questo elemento

Sacco amniotico aromatizzato

Tutto ciò che mangiamo e beviamo viene spezzato in piccole molecole nello stomaco e nell’intestino, poi assorbito e trasferito nel sangue. Durante la gravidanza le molecole che producono l’odore possono passare nel flusso sanguigno del feto attraverso la placenta e il cordone ombelicale.

All’interno del grembo materno il piccolo vive in una membrana (sacco amniotico) che è piena di liquido mucoso (fluido amniotico). Il bimbo urina nel sacco amniotico, il che vuole dire che una parte delle molecole odorose prodotte dalla mamma vengono trasferite alla placenta tramite il cordone ombelicale e finiscono poi nel fluido amniotico.

Julie Mennella e altri colleghi sono stati i primi a dimostrare che la dieta di una donna può cambiare l’odore del fluido amniotico. Ecco come sono arrivati a questa scoperta:

  • hanno considerato 10 donne che stavano per sottoporsi all’amniocentesi
  • 45 minuti prima dell’amniocentesi a 5 donne è stato chiesto di ingerire una capsula contenente aglio
  • altre 5 donne hanno preso una capsula contenente latte
  • i ricercatori hanno formato un panel di odori di 13 adulti che sono stati presentati con un campione di liquido amniotico ottenuto dalle due donne considerate
  • il panel non poteva conoscere quale campione appartenesse a quale donna e il compito era quello di fare una serie di considerazioni su quale campione avesse il sapore di aglio

I risultati di questo esperimento sono stati inequivocabili: quasi senza eccezione il panel ha scelto il campione del sacco amniotico delle mamme che aveva ingerito l’aglio.

La ragione per cui è importante sapere che il fluido amniotico può essere insaporito è perché dal secondo mese di gravidanza un feto è capace di ingerire il fluido amniotico.

Un feto a breve termine può ingerire fino a 100 ml di fluido amniotico al giorno che è il 50% del fluido nel sacco. La deglutizione aiuta l’ammontare di fluido nel sacco e aiuta lo sviluppo dell’apparato digestivo e respiratorio del bimbo.

Preferenze di odore

Da tenere in considerazione poi vi è anche il senso dell’olfatto. La deglutizione del liquido amniotico attraverso il passaggio orale e nasale durante la vita prenatale indica che le molecole odorose del liquido amniotico hanno accesso ai ricettori olfattivi del naso.

Uno studio ha indagato se l’esposizione a questi odori durante la gravidanza possa portare i bambini ad esserne più attratti dopo la nascita.

Ecco come si è svolta la ricerca di origine francese:

  • sono stati considerati 2 gruppi di donne che avevano una preferenza per l’anice
  • il 1° gruppo consumava cibi e bevande aromatizzati all’anice
  • il 2° gruppo di donne non consumava mai cibi con questo sapore
  • al 1° gruppo di mamme a una settimana dal parto sono stati offerti ghiaccioli all’anice
  • dopo la nascita i bambini sono stati sottoposti a un tampone sotto il loro naso
  • un tampone è stato immerso nello sciroppo d’anice
  • un altro tampone è stato immerso nell’olio di paraffina
  • i ricercatori hanno registrato il modo in cui i neonati hanno reagito

 

I neonati le cui mamme avevano consumato anice prima della nascita trascorrevano più tempo ad aprire la bocca e protendersi verso il tampone all’anice piuttosto che a quello della paraffina.

Hanno dimostrato più disgusto nei confronti di quello con paraffina

Alimentazione dei bambini: estare le differenze alimentari

Infine ci si è chiesti se determinati alimenti consumati nella gravidanza influenzino il gusto dei bimbi.

Ecco come si è svolto lo studio promosso da Julie Mennella:

  • a 15 donne in gravidanza è stato chiesto di bere 300 ml di succo di carote per 4 giorni la settimana per 3 settimane consecutive durante l’ultimo trimestre di gravidanza
  • ad altre 14 donne è stato chiesto di astenersi dal consumare carote e bere 300 ml di acqua durante lo stesso periodo

La seconda parte dell’esperimento si è verificata 5 o 6 mesi dopo, quando i piccoli cominciavano ad assumete cibi solidi:

  • i ricercatori hanno fatto 2 visite concentrandosi su come reagivano i bambini a determinati cibi
  • in una visita le mamme hanno mischiato cereali e succo di carote
  • in un’altra visita sono stati mescolati cereali con acqua
  • le mamme hanno cercato di far mangiare i cereali così preparati ai bimbi finché questi rifiutavano per 3 volte

I bambini le cui madri avevano bevuto succo di carote in gravidanza reagivano in modo diverso dai coetanei ai cereali con le carote.

I piccoli hanno mostrato reazioni facciali negative in numero minore verso il succo di carote. Gli altri neonati manifestavano espressioni facciali sia negative che positive per i cereali alla carota e senza.

Unimamme e voi cosa ne pensate di questa affascinante scoperta?

Anche i vostri bimbi hanno mostrato certe inclinazioni verso i cibi che voi preferite?

Secondo una recente ricerca la dieta della mamma in gravidanza influenzerebbe addirittura i geni dei bimbi.

Maria Sole Bosaia

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