In una gravidanza può capitare che insorgano dei problemi come un basso flusso di sangue dalla placenta con conseguente diminuzione della crescita del feto, detta anche restrizione della crescita intrauterina (IUGR).
Crescita intrauterina: uno studio
Davanti a questa eventualità spesso i medici decidono di far nascere il bimbo prima che la mancanza di ossigeno e un incremento di acidità dei tessuti divengano un fattore di rischio.
La decisione riguarda il rischio di mantenere il piccolo in un ambiente avverso contro quello di un parto pretermine.
Lo studio europeo TRUFFLE (Trial of Randomized Umbilical and fetal Flow in Europe) pubblicato sulla rivista Lancet ha indicato che i bambini nati in base alla tecnica di monitoraggio del basso flusso di sangue nei piccoli vasi sanguigno sotto il cuore hanno meno problemi di sviluppo neurologico di quelli nati con altre due diverse tecniche.
Il monitoraggio in fase avanzata del dotto venoso non è disponibile con la cardiotocografia che monitora le variazioni del livello del battito fetale.
Con queste premesse i ricercatori ritengono che i bambini con seri problemi di crescita nell’utero dovrebbero essere tenuti sotto controllo in centri specializzati dove il monitoraggio dei dotti venosi possa essere disponibile.
Christoph Lees, dell’Imperial College London, a capo della ricerca, dichiara: “questo è il primo studio randomizzato per valutare il modo migliore per controllare i bambini che non crescono adeguatamente nel grembo materno. Capire quando far venire al mondo questi bambini è molto difficile e la mancanza di un accordo sul metodo di monitoraggio può causare una diversità nel processo decisionale”.
Lees sottolinea anche che la differenza temporale abbia notevoli effetti sui bambini ed è quindi necessario capire quale sistema di monitoraggio sia più efficace.
Ecco come si è svolto lo studio:
- sono state coinvolte 500 donne olandesi e inglesi
- le donne erano tre la 26° e la 32° settimana di gestazione
- a tutte è stato diagnosticato un difetto nella crescita del feto
Le partecipanti sono state sottoposte, a caso, a uno dei tre sistemi di monitoraggio:
- cardiotografico (CTG): monitora le variazioni nel tasso del battito cardiaco attraverso sensori piazzati sullo stomaco della madre da cui viene prodotta una lettura grafica
- primi cambiamenti del dotto venoso (DV): usa gli ultrasuoni per monitorare la resistenze del flusso del sangue nei piccoli vasi sanguigni sotto il cuore del feto e indica una manca di ossigeno
- tardivo cambiamento dei dotti venosi: usa gli ultrasuoni per monitorare la variabilità nella forma d’onda del flusso del sangue nel DV e indica le anormalità nella contrazione della camera superiore del cuore del feto.
Ogni gruppo ha deciso la nascita del bimbo in relazione al monitoraggio e poi sono stati registrati i risultati considerando:
- il numero di bimbi sopravvissuti
- quelli che a 2 anni non avevano disabilità che riguardassero comportamento memoria, apprendimento
- i danni neurologici sono stati valutati con una scala standard che comprende paralisi cerebrale o mancanza di udito o vista
Il 90% dei bimbi è sopravvissuto e non vi è stata differenze, tra i gruppi, in numero di morti, però:
- il 95% dei bimbi sopravvissuti e monitorati secondo il tardivo cambiamento dei dotti venosi non avevano problemi neurologici
- l’85% di quelli nati con la CGI era privo di problemi neurologici
- il 91% di quelli nati con i primi cambiamenti del dotto venoso non aveva problemi neurologici
Lee ha sottolineato che le ricerche mostrano l’efficacia del metodo relativo monitoraggio del basso flusso di sangue nei piccoli vasi sanguigno sotto il cuore.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questi risultati?
Noi vi lasciamo con una spiegazione sul perché il citomegavirus è così pericoloso in gravidanza.