In una gravidanza può capitare che insorgano dei problemi come un basso flusso di sangue dalla placenta con conseguente diminuzione della crescita del feto, detta anche restrizione della crescita intrauterina (IUGR).
Davanti a questa eventualità spesso i medici decidono di far nascere il bimbo prima che la mancanza di ossigeno e un incremento di acidità dei tessuti divengano un fattore di rischio.
La decisione riguarda il rischio di mantenere il piccolo in un ambiente avverso contro quello di un parto pretermine.
Lo studio europeo TRUFFLE (Trial of Randomized Umbilical and fetal Flow in Europe) pubblicato sulla rivista Lancet ha indicato che i bambini nati in base alla tecnica di monitoraggio del basso flusso di sangue nei piccoli vasi sanguigno sotto il cuore hanno meno problemi di sviluppo neurologico di quelli nati con altre due diverse tecniche.
Il monitoraggio in fase avanzata del dotto venoso non è disponibile con la cardiotocografia che monitora le variazioni del livello del battito fetale.
Con queste premesse i ricercatori ritengono che i bambini con seri problemi di crescita nell’utero dovrebbero essere tenuti sotto controllo in centri specializzati dove il monitoraggio dei dotti venosi possa essere disponibile.
Christoph Lees, dell’Imperial College London, a capo della ricerca, dichiara: “questo è il primo studio randomizzato per valutare il modo migliore per controllare i bambini che non crescono adeguatamente nel grembo materno. Capire quando far venire al mondo questi bambini è molto difficile e la mancanza di un accordo sul metodo di monitoraggio può causare una diversità nel processo decisionale”.
Lees sottolinea anche che la differenza temporale abbia notevoli effetti sui bambini ed è quindi necessario capire quale sistema di monitoraggio sia più efficace.
Ecco come si è svolto lo studio:
Le partecipanti sono state sottoposte, a caso, a uno dei tre sistemi di monitoraggio:
Ogni gruppo ha deciso la nascita del bimbo in relazione al monitoraggio e poi sono stati registrati i risultati considerando:
Il 90% dei bimbi è sopravvissuto e non vi è stata differenze, tra i gruppi, in numero di morti, però:
Lee ha sottolineato che le ricerche mostrano l’efficacia del metodo relativo monitoraggio del basso flusso di sangue nei piccoli vasi sanguigno sotto il cuore.
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