Erin White, mamma di 4 bimbi, in un periodo particolarmente difficile della sua maternità, ha avuto l’occasione di partecipare a un progetto artistico organizzato dall’associazione di allattamento al seno della sua città.
Mentre posavano per le foto, ispirate a un’immagine di Stephanie Karr, le donne partecipanti hanno condiviso le loro esperienze personali, l’idea che avevano del loro corpo durante l’allattamento e su ciò che avevano perso.
“Si era creata una meravigliosa energia tra le mamme e i loro bambini!” ha raccontato Erin.
La fotografa ha poi condiviso l’immagine di gruppo scattata sui social media ottenendo risposte molto positive di madri che lodavano la spontaneità dell’allattamento mostrato nelle foto.
Così la White ha deciso di estendere il suo progetto fotografando singolarmente le mamme e aggiungendo la didascalia delle loro esperienze personali.
Con la collaborazione di altre 2 colleghe, Liliana Taboas e Megan Flanagan, ha quindi dato origine a un interessante progetto di cui potete vedere le immagini: Women in the Wild (Donne nella natura) che prevede 51 immagini di mamme che allattano al seno, all’aperto, i loro bambini.
Alle donne, la White ha detto di vestirsi in modo da sentirsi a loro agio e così, mentre alcune sono rimaste parzialmente svestite alte si sono spogliate quasi completamente.
“Ho visto molte donne svestirsi nel corso dello shooting, seguendo a volte l’esempio delle altre. Penso che si sentissero più forti in quella circostanza: anche se si sentivano vulnerabili, il fatto di essere in gruppo ha dato loro la forza e la fiducia necessaria per battersi per una causa” ha riferito la White a proposito del suo lavoro.
L’obiettivo della fotografa è stato quello appunto di far sentire più forti e fiduciose in se stesse le donne partecipanti.
“I primi anni dalla nascita di un figlio possono essere molto stressanti per una famiglia, e l’ultima cosa di cui una donna dovrebbe preoccuparsi è della sua immagine”, dice White, e aggiunge: “Spero che le persone possano trarre dalle mie immagini il senso della bellezza autentica di una donna che è appena diventata madre, e così smettere di preoccuparsi per la loro immagine. Spero che il mio progetto aiuti anche le persone a vedere l’allattamento al seno come un atto perfettamente naturale (nutrire proprio figlio), invece di qualcosa legato alla sessualità e quindi da nascondere” conclude la donna.
Leah
“Questo è un fantastico progetto per normalizzare l’allattamento al seno, per mostrare che bel legame si possa formare tra una madre e il proprio bambino, e aiutare le madri come me a convincersi senza timore che allattare è una bellissima esperienza”.
Scarlet
“Ho sofferto di problemi di peso da quando ho avuto il mio primo figlio, ma più invecchiavo, più imparavo ad accettare quello che era successo al mio corpo mentre ospitava i miei due amati bambini. Le smagliature e la pelle in avanzo attorno ai miei fianchi mi ricordano costantemente del miracolo con il quale Dio mi ha benedetta“.
Ardra
“Il fatto di partecipare tutte insieme a questa esperienza mi fa sentire come parte di una forte e chiara voce che dimostra a tutte le madri che che allattare tuo figlio è una cosa giusta, non importa dove tu sia o che cosa dicano le altre persone. Fatelo per il bene dei vostri figli, e siate orgogliose del legame che create!”.
Kimberly “Dopo 4 mesi di costante allattamento, non stavo più nella pelle. Avevo dato alla luce due bellissimi bambini. Li avevo nutriti. Per la prima volta sentivo che il mio corpo era un meraviglioso e prezioso strumento da celebrare, non più qualcosa che tradiva le mie aspettative”.
Achley
“Allattare in quanto donna nera ha le sue sfide, ma quella più grande è stata essere certa che il mio messaggio fosse chiaro… Per anni le balie di colore sono state un mito, ma una leggenda invisibile. Mentre le mamme di tutte le etnie finivano sulle copertine delle riviste, io attendevo pazientemente un segnale che desse un via libera: una carismatica donna di colore che ispirasse le altre madri come lei a uscire fuori dall’ombra. Mi sono sentita sollevata vedendo che le cose stanno lentamente cambiando e che posso finalmente riconoscermi in quello che accade. Tutte noi abbiamo sentito parlare di donne nere che allattavano, ma ad essere sinceri, non ero tanto sicura che lo facessero. Ma oggi sono qui per dirvi: Sì, lo fanno!”.
Ashlyn
“Allattare i miei figli era qualcosa di innato in me. Ho sempre saputo che l’avrei fatto. Sono stata fortunata con un inizio facile e un ambiente familiare che mi ha sostenuta molto. So che non tutti sono così fortunati. So che questo legame è qualcosa da ammirare e lo apprezzo ogni giorno”.
Amber
“È stato solo quando sono diventata madre all’età di 19 anni, a seguito di una violenta relazione che ho aperto gli occhi e ho realizzato quanto forte potessi essere ed ho iniziato ad accettare ogni mio difetto. Sapevo che avrei dovuto imparare ad amare me stessa così da rompere la spirale di violenza per il bene di mio figlio e per mostrargli come le donne dovevano essere trattate. Da quel momento il mio scopo è di incoraggiare le altre donne ad accorgersi di quanto sono belle ed allo stesso tempo anche di quanto sono forti. Tutte le donne sono meravigliose, e in qualità di madri dobbiamo accettare ogni nostro difetto perché insegneremo ai nostri bambini come devono vedersi e come dovranno trattare gli altri”.
Leah
“Ho un difetto fisico e, prima di avere figli, ho sempre avuto tempi duri durante gli anni del liceo. … Mi sono ripromessa che a 25 anni avrei oltrepassato la mia “comfort zone” per guadagnare più fiducia in me stessa. Mi sono svestita di fronte a una completa sconosciuta e ho allattato mio figlio di 11 mesi”.
Lexie
“Allattare al seno o non allattare al seno non è mai stato un vero quesito per me. Ho sempre saputo che era qualcosa che avrei fatto per il mio bambino. Quello che mi hanno detto le mie amiche sul fatto che il mio seno non sarebbe stato più lo stesso non mi ha spaventato. Mi sembrava giusto, naturale, bellissimo. Non allatto al seno perché fa figo o perché “è la cosa giusta” o perché voglio mostrare il mio seno i pubblico. Lo faccio perché è la cosa migliore per mio figlio. Il mio fisico non è lo stesso e probabilmente mai lo sarà. Penso che sia meglio ora”.
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